"Le nostre aziende – prosegue la lettera – hanno mostrato, e continueranno a mostrare, determinazione nel promuovere il nuovo mercato europeo obiettivi di connettività (ovvero, copertura completa delle reti ad altissima capacità come fibra e 5G, entro il 2030). Il raggiungimento di questi obiettivi richiede sforzi crescenti da parte del nostro settore, che attualmente investe circa 50 miliardi di euro/anno in Europa, ma deve essere abilitato a fare di più e più velocemente, se si vuole raggiungere gli obiettivi in ??modo tempestivo".
Da qui richiesta che le Big Tech diano il loro contributo: "riteniamo che i più grandi generatori di traffico dovrebbero contribuire in modo equo agli ingenti costi che attualmente impongono alle reti europee. Dobbiamo garantire che l'Europa non soffra della scarsità di infrastrutture digitali. Un contributo equo andrebbe a vantaggio in primo luogo dei consumatori, poiché aiuterebbe a consentire un rollo-out (delle reti, ndr.) più rapido e inclusivo, portando maggiore copertura, resilienza e qualità".
Immediata la risposta di Google. "Non è un'idea nuova e sconvolgerebbe molti dei principi di Internet aperto", ha commentato Matt Brittin, presidente di Emea business & operations di Google. Tali argomenti, ha aggiunto Brittin, sono "simili a quelli che abbiamo sentito 10 o più anni fa e non abbiamo visto nuovi dati che cambino la situazione". Per il dirigente della big tech americana, se ciò dovesse avvenire "potrebbe avere un impatto negativo sui consumatori, soprattutto in un momento di aumento dei prezzi".
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