Stipendi, come cambiano le buste paga con la Manovra. Più fondi a Civitavecchia

Dieci miliardi per il cuneo contributivo e 7,3 miliardi al contratto degli statali. Torna Quota 103, ma con il contributivo. Risorse per le infrastrutture legate al porto

Stipendi 2024, ecco come cambiano le buste paga con la Manovra. Più fondi a Civitavecchia
di Andrea Bassi
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Martedì 19 Dicembre 2023, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 14:50

C’è voluta una maratona notturna. Non senza tensioni, ma alla fine il primo via libera è arrivato. La manovra è stata licenziata dalla Commissione Bilancio del Senato e il provvedimento esce confermato nel suo impianto. Ma il passaggio a Palazzo Madama ha apportato alcune correzioni e introdotto alcune novità, come il finanziamento da 35 milioni per il Porto di Civitavecchia. Soldi che serviranno per finanziare tutto il progetto Fiumaretta per l’hub di logistica e la strada di collegamento tra A2 e il porto. I due più grandi capitoli della prima legge di Bilancio del governo Meloni non hanno subito modifiche. Si tratta del taglio del cuneo contributivo, una misura che da sola vale circa 10 miliardi di euro. 

GLI SCONTI

Per il prossimo anno saranno confermati gli sconti sui contributi versati dai lavoratori.

Per chi ha uno stipendio fino a 25 mila euro, il taglio sarà di 7 punti percentuali. Per chi ha una retribuzione tra i 25 mila e i 35 mila euro lo sconto sarà di sette punti. Nessuna modifica nemmeno all’altro grande capitolo di spesa della manovra, il rinnovo dei contratti pubblici. Il governo ha messo sul piatto 7,3 miliardi di euro, 5 dei quali andranno agli statali, mentre 2,3 miliardi saranno riservati alla Sanità. Nel passaggio al Senato è stato approvato un emendamento per “rafforzare” i fondi per le Forze di Polizia e le Forze Armate, che oltre agli aumenti di stipendio avranno un calcolo della pensione più favorevole e degli stanziamenti per il welfare (a partire dalle polizze sanitarie). 

La modifica più importante apportata da Palazzo Madama al testo, tuttavia, riguarda il nuovo meccanismo di calcolo delle pensioni dei medici, degli infermieri, dei dipendenti comunali, dei maestri e degli ufficiali giudiziari. Il taglio iniziale di ben 21 miliardi, è stato ammorbidito per 9,1 miliardi. In che modo? Tutte le categorie menzionate, potranno continuare ad ottenere il meccanismo più favorevole di calcolo della pensione, se lasceranno il lavoro al compimento dei 67 anni. E tutti coloro che entro il 31 dicembre di quest’anno matureranno i requisiti per lasciare il lavoro saranno fatti “salvi” dai tagli. Dal prossimo anno invece si cambia. Chi vorrà utilizzare il meccanismo di anticipo della pensione, ossia l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi, avrà la pensione ricalcolata con i nuovi coefficienti della manovra (con una perdita fino al 25 per cento dell’assegno). C’è però un’eccezione per medici e infermieri. Potranno ridurre il taglio di un trentaseiesimo per ogni mese in più di lavoro una volta maturati i requisiti. Significa che se lavorassero tre anni in più, il taglio sarebbe azzerato. Per poter usufruire di questa possibilità, potranno restare al lavoro fino a 70 anni.

LA PROPOSTA

Il governo aveva proposto di alzare questa soglia a 72 anni, ma l’alzata di scudi della categoria ha fatto desistere. Nella manovra ha trovato spazio anche una nuova Quota 103, ma con molti paletti, a partire dal ricalcolo dell’assegno con il metodo contributivo per chi lascerà il lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi. E chi sceglierà questa via non potrà avere un assegno superiore a quattro volte quello minimo. C’è poi un sostanzioso pacchetto “casa”. C’è, innanzitutto, l’esclusione dall’aumento della cedolare secca al 26 per cento sui bed and breakfast per la prima casa affittata. Oltre all’allargamento delle agevolazioni sui mutui anche alle famiglie numerose oltre che alle giovani coppie. Dal Senato arrivano buone notizie anche per i Comuni capoluogo, che con il via libera all’emendamento di Nicola Calandrini ottengono che «le risorse finanziarie derivanti da economie di gestione, oppure quelle residue relative ai finanziamenti assegnati per la realizzazione dei progetti inseriti nel programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, potranno essere utilizzate, nei limiti del 40% del finanziamento concesso, per la realizzazione di quelle opere risultate più onerose a causa del rincaro delle materie prime», spiega lo stesso presidente della commissione Bilancio. 

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