Concorsi pubblici, ecco come cambiano: niente orale (fino al 2026) e test su base regionale

Gli emendamenti del governo: riservato il 15% dei posti a chi ha svolto il servizio civile

Concorsi nella Pubblica amministrazione, ecco come cambiano: niente orale (fino al 2026) e test su base regionale
di Andrea Bassi
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Giovedì 1 Giugno 2023, 22:28 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 17:30

La prova orale nei concorsi pubblici non sarà più obbligatoria. Almeno fino al 2026 che, per inciso, è l’anno entro il quale dovranno essere completati i progetti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per i prossimi tre anni dunque, i processi di assunzione da parte delle Pubbliche amministrazioni saranno accelerati. La norma fa parte di un emendamento approvato alla Camera al decreto legge sulla Pa. Ed è arrivata a sorpresa. Due giorni il consiglio dei ministri avrebbe dovuto approvare la riforma complessiva dei concorsi attraverso le modifiche al Dpr 487 del 1994.

Un provvedimento che fa parte degli obiettivi del Pnrr e che il cronoprogramma concordato con la Commissione europea prevede che sia approvato entro il 30 giugno. La riforma contenuta nel Dpr, alla quale da tempo lavora il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, ha lo scopo di accorciare i tempi delle procedure pubbliche a 6 mesi.

Ma si è deciso di anticipare per decreto alcuni dei contenuti di quel provvedimento. Gli emendamenti del governo approvati alla Camera prevedono, innanzitutto, che «fino al 31 dicembre del 2026» i bandi di concorso «possono prevedere, per i profili non apicali, lo svolgimento della sola prova scritta».

Non è l’unica novità. Lo stesso emendamento prevede, poi, l’arrivo dei concorsi su base territoriale. I concorsi nazionali unici quelli banditi dalla commissione Ripam, potranno essere organizzati stabilendo che i candidati non possano presentare domanda di partecipazione per più di un profilo oggetto del bando e, rispetto a tale profilo, per più di un ambito territoriale. 

Insomma, un candidato che partecipa per esempio a un concorso dell’Inps o dell’Agenzia delle Entrate, dovrà dire prima per quale Regione o città si candida e non potrà presentare domanda anche per altri territori. Se in un determinato ambito non si riusciranno a coprire tutti i posti, si potranno scorrere le graduatorie che hanno un “surplus” di idonei e che sono confinanti con quel territorio. E sempre a proposito degli idonei che da anni riempiono le graduatorie dei concorsi. La riforma stabilisce che potranno fregiarsi di questa qualifica soltanto quelli che rientreranno nel 20 per cento dei posti successivi all’ultimo di quelli banditi. Una sorta di norma taglia-idonei. 

L’UNIVERSITÀ
Arriva inoltre una riserva di posti del 15 per cento nei concorsi pubblici per i volontari «che abbiano concluso il servizio civile universale senza demerito». Via libera anche a un emendamento sul docente delegato negli Istituti per la formazione artistica, musicale e coreutica e nelle Università. Una norma che ha ricevuto il plauso del ministro per l’Università Anna Maria Bernini. «Si tratta - ha sottolineato il ministro - di una figura dedicata al coordinamento e al monitoraggio di tutte le iniziative legate al supporto e al benessere psicologico degli studenti. È un ulteriore passo in avanti»; ha proseguito Bernini, «per fare fronte a un’esigenza concreta di sostegno extra-accademico avvertita da tanti studenti». Il provvedimento approvato in Commissione (relatori relatori Nazario Pagano di Forza Italia e Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia), andrà al voto dell’aula della Camera lunedì prossimo. 
 

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