La società anglo-olandese ha gradualmente venduto le attività onshore in Nigeria per oltre un decennio, dati i problemi che ha avuto sul fronte dell'inquinamento e nei rapporti con le comunità locali. Ora la dismissione di certe attività potrebbe accelerare ulteriormente. "L'equilibrio tra rischi e benefici associati al nostro portafoglio onshore non è più compatibile con le nostre ambizioni strategiche - ha infatti detto agli investitori l'amministratore delegato Ben van Beurden durante l'assemblea - Non possiamo risolvere i problemi della comunità nel Delta del Niger". La società ha avviato discussioni con il governo locale su come andare avanti, ha aggiunto, senza però fornire una timeline delle decisioni da prendere o manifestare la volontà di vendere gli asset residui nell'area.
Durante l'assemblea, gli azionisti hanno sostenuto - con l'88,74% dei voti a favore - la strategia di transizione energetica dell'azienda, ma allo stesso tempo un numero crescenti di soci ha anche appoggiato una seconda mozione, più critica rispetto alla strategia di Shell e che chiedeva un impegno maggiore sul fronte della decarbonizzazione.
La seconda mozione, presentata dal gruppo di azionisti attivisti Follow This, sollecitava la società petrolifera a fissare obiettivi più ambiziosi per combattere le emissioni di gas serra e criticava gli obiettivi di riduzione delle emissioni con la modalità intensity-based, che in teoria consente a Shell di aumentare le proprie emissioni in futuro. La mozione è stata respinta dal 69,53% dei voti, tuttavia ha ricevuto il sostegno di quasi un terzo dei votanti, una percentuale raddoppiata nel giro di un anno: alla scorsa assemblea annuale una risoluzione simile ottenne il 14,4% di voti a favore.
(Foto: Maxim Kuzubov /123RF)
© RIPRODUZIONE RISERVATA