La Sezione torna a rilevare come l'Ente, pur avendo adottato diverse misure organizzative per la riscossione dei crediti verso gli iscritti, non riesca ad arginare il loro continuo aumento (da 588 milioni di euro nel 2018 a 640,6 milioni di euro nel 2019); al lordo del fondo di svalutazione, infatti, i crediti corrispondono ormai al doppio delle entrate contributive annuali. Va ricordato che nel 2019 gli iscritti alla Cassa, inclusi coloro che svolgono attività pur essendo già pensionati, risultano 28.589, con una percentuale di -0,65% rispetto all'anno precedente, mentre le pensioni erogate assommano a 9.760 (+2,62%).
La Corte, inoltre, ha evidenziato la necessità che l'Ente, tenuto a garantire in un tempo prospetticamente lungo l'adeguatezza e l'equilibrio della propria gestione, compia un'idonea ponderazione in ordine alle scelte di investimento (si vedano, fra l'altro, i risultati negativi del Fondo Scoiattolo) che debbono risultare "prudenti, oculate e trasparenti".
Infine, nel bilancio tecnico redatto secondo ipotesi specifiche, parzialmente diverse da quelle ministeriali, risulta una previsione di saldi previdenziali negativi in ciascuno degli anni che vanno dal 2033 al 2065.
Pertanto, "la magistratura contabile – conclude la relazione – richiama la Cassa a proseguire nell'azione di revisione del regime contributivo e delle prestazioni, nonché nell'efficientamento della struttura interna, al fine di garantire la propria sostenibilità finanziaria nel lungo periodo".
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