Noi sappiamo che i contributi sono rapportati alla retribuzione. Più essa è alta, più pesanti sono i contributi e nello stesso tempo più elevato sarà la rata della pensione.
C'è comunque un reddito minimo settimanale sul quale calcolare i contributi, al di sotto del quale la pensione perde pezzi, nel senso che si riduce il numero delle settimane di lavoro da calcolare per raggiungere il diritto. Ed è un minimo che si modifica ogni anno.
- Quest'anno è di 239,44 euro a settimana, pari a 12.450,88 euro nell'anno.
- Chi lavora l'intero anno e paga i contributi quanto meno su queste somme minime ha diritto di farsi riconoscere in pensione 52 settimane di contributi.
- Può capitare che in qualche settimana la retribuzione sia inferiore al minimo. Non è un problema: l'importante è che nell'anno laddove risultino lavorati e pagati tutti i mesi - i contributi siano versati su 12.450,88 euro lordi.
Domande, risposte, esempi
Che succede se questi stipendi minimi non sono rispettati e il lavoratore guadagna di meno? Uno ha versato i contributi per tutto l'anno e quindi crede che tutto l'anno sia utile a pensione.
Gli uffici dividono lo stipendio per il minimo settimanale di 239,44 e il risultato è 44. Vuol dire che possono essere riconosciute per la pensione solo 44 settimane e non più 52. La pensione in altri termini ha perduto 8 settimane, cioè due mesi. Perciò gli uffici accreditano i contributi per 10 mesi: da marzo a dicembre. Resta scoperto il bimestre iniziale gennaio febbraio.
Le eccezioni
Il rispetto del minimale riguarda tutti i lavoratori dipendenti, ma ci sono alcune ipotesi che fanno eccezione: colf e badanti; operai agricoli; apprendisti; accredito servizio militare.