Opel Italia avvia licenziamenti a Fiumicino. Il Pd: inaccettabile, aprile tavolo di confronto

Opel Italia avvia licenziamenti a Fiumicino. Il Pd: inaccettabile, aprile tavolo di confronto
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Venerdì 27 Settembre 2019, 14:20
La Opel Italia srl, che si occupa di commercializzazione di veicoli, ricambi e accessori e fa capo alla casa automobilistica francese, ha avviato nei giorni scorsi la procedura di licenziamento collettivo per i 62 dipendenti che lavorano nel centro distribuzione di Fiumicino. L'azienda considera gli esuberi strutturali e per questo non farà ricorso agli ammortizzatori sociali che possono essere chiesti solo in caso di difficoltà temporanee. 

In seguito all'annuncio i lavoratori si sono riuniti in assemblea permanente e impediscono anche il carico e lo scarico dei camion bloccando di fatto le attività lavorative della sede di Roma. Ancora una volta, afferma la Fisascat Cisl, una società non tiene in alcun modo conto dei lavoratori, dei livelli occupazionali, dei disagi che si apporteranno alle 62 famiglie.

La decisione di avviare la procedura di licenziamento collettivo nasce dalla scelta aziendale di esternalizzare l'attività del magazzino di Fiumicino, che gestisce i ricambi Opel per tutta Italia, con un servizio di outsourcing, non più un deposito che accentra ma tanti piccoli che fanno capo ai concessionari. Una decisione che ha portato alla chiusura del magazzino e al licenziamento dei 62 dipendenti. Carlo Bravi della Fisascat Cisl Roma chiede che vengano salvaguardati i livelli occupazionali e sollecita un incontro con il sindaco di Fiumicino Esterino Montino per l'avvio di un tavolo istituzionale che convinca l'azienda a fare un passo indietro e salvaguardi il polo logistico e il futuro occupazionale dei lavoratori coinvolti.

Il Pd di Fiumicino ritiene «i licenziamenti alla Opel di Fiumicino inaccettabili». «Basta perdere lavoro e lavoratori - afferma in una nota il segretario Pd di Fiumicino, Luigi Giordano - Le scelte dell'azienda di andare via, prima da Roma con ben 88 licenziamenti e adesso da Fiumicino con 62 produrranno un ulteriore strappo alla tenuta sociale del territorio. Se fossimo in presenza di una crisi aziendale saremmo preoccupati ugualmente ma con uno spirito di massima attenzione anche verso la azienda, in questo caso invece si tratta di una scelta di politica industriale e commerciale. Ripetiamo inaccettabile. Chiediamo alla azienda di far marcia indietro e di ponderare fino all' ultimo secondo la possibilità di congelare questa scelta». «Chiediamo anche al governo di farsi carico di questa
ennesima "crisi" da scelte aziendali e di aprire al più presto un tavolo istituzionale per risolvere la drammatica situazione. La nostra solidarietà e vicinanza va tutta ai lavoratori e alle lavoratrici che in queste ore hanno paura di perdere il proprio posto di lavoro», conclude Luigi Giordano.
 
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