Il MEF avanza diverse ipotesi di intervento
Il taglio dell'Irpef potrebbe concretizzarsi in due diverse ipotesi, che toccano platee differenti e con effetti e costi diversi. La prima ipotesi concerne un taglio dell'aliquota Irpef del 38% che si applica alla classe di reddito 28-55mila euro, che costerebbe circa 1 miliardo per punto di riduzione, mentre un taglio dell'aliquota del 27% che si applica alla classe 15-28mila euro costerebbe almeno 2 miliardi.
Un intervento sull'Irap che coinvolga le società di persone e ditte individuali avrebbe un costo di circa 2 miliardi, ma in alternativa si potrebbe ragionare sull'abolizione dell'imposta regionale per le imprese al di sotto di un certo valore della produzione. In questo caso il costo dipenderebbe dalla soglia di produzione considerata.
Due ipotesi anche per la rimodulazione delle detrazioni, con l'ipotesi di intervenire soprattutto sui redditi medi o medio-bassi, che soggiacciono ad un'aliquota effettiva molto più elevata dell'aliquota nominale: al 45% nella classe 28-35mila euro ed al 61% nella classe 35-40mila euro.
Istat: intervento su cuneo accrescerebbe redditi dello 0,7%
L'Istat ha quantificato l'effetto "cuneo", indicando che un intervento di 8 miliardi per abbassare il cuneo fiscale sul lavoro, avrebbe un effetto espansivo sui redditi pari a +0,7% rispetto al 2020. Se invece le risorse fossero impiegate ad abbassare il prelievo fiscale sulle retribuzioni, si avrebbe una riduzione del carico medio dell'1,6% rispetto al livello del 2020.
Confindustria punta a 13 miliardi
Per Confindustria sono pochi 8 miliardi per il taglio del cuneo fiscale, ma un "taglio forte" richiederebbe almeno 13 miliardi. Il Presidente Carlo Bonomi ha proposto di "mettere più soldi in tasca agli italiani" e "stimolare la domanda interna, che è ferma da decenni". Parlando dell'aumento delle materie prime e del costo dell'energia, il numero uno degli industriali ha affermato che "l'unico fattore di competitività su cui possiamo lavorare sia abbassare il costo del lavoro".
Cgil chiede un intervento mirato sui lavoratori
I sindacati chiedono più soldi per abbassare le tasse sul lavoro e sostengono che la riforma del fisco, così come disegnata, favorisca soprattutto le imprese, che beneficerebbero di interventi per circa 10 miliardi di euro.
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