Come nasce "Domus Aventino"?
"Nel lontano 2013 abbiamo immaginato di ridare un senso nuovo a questo immobile dove c'era una direzione generale della banca e, seguendo la vocazione di quest'area molto bella dell'Aventino, rigenerarlo in residenze. Durante questa operazione abbiamo dovuto effettuare degli scavi per ragioni di consolidamento statico e durante le indagini, come molto spesso accade a Roma, abbiamo trovato dei reperti archeologici. Il complesso è molto grande, sono circa 170 appartamenti divisi su tre edifici e, in particolare, sotto a uno di essi abbiamo trovato dei bellissimi mosaici appartenenti a una domus romana che dimostrano quello che con una certa preveggenza avevamo immaginato chiamando questo progetto "Domus Aventino".
Un polo museale all'interno di un edificio privato. Cosa rappresenta questo sito archeologico per questa struttura?
"Rappresenta qualcosa di assolutamente nuovo. C'è stata un'epoca in cui i ritrovamenti archeologici per il costruttore costituivano solo un problema, un costo, dei ritardi. Non è che oggi non lo siano più ma con questo progetto abbiamo trovato il modo per valorizzare questi ritrovamenti trasformando, di fatto, un problema in un'opportunità. L'opportunità di avere all'interno di un progetto residenziale già di un certo livello, qualcosa di unico ed eccezionale che mostra al pubblico, ai condomini in primis ma anche a visitatori esterni, un'antica domus visibile e fruibile a tutti".
Qual è stato l'investimento di Bnp-Paribas per riportare la Domus alla luce e realizzare il polo museale?
"È stato senz'altro un costo importante, oltre 3 milioni di euro. Per noi ha significato anche un ritardo però siamo contenti di poter mostrare oggi un progetto diverso che oltre a rappresentare un vantaggio per chi ha comprato va a favore anche della città".
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