"Anche se la pandemia sarà completamente debellata, la finanza straordinaria europea ed italiana non dovrà essere immediatamente abolita, ma dovrà essere prolungata per i settori in crisi e poi ridotta progressivamente, non in modo prematuro e traumatico: gli incentivi allo sviluppo, varati dalle Istituzioni e sostenuti dalle Banche, sono decisivi - ha avvertito il numero uno dell'Associazione bancaria italiana - e non bisogna tornare a vecchie misure che hanno favorito stagnazione e recessione".
L'intervento di Patuelli ha toccato inoltre il tema della pressione fiscale e della competitività del nostro Paese. "L'Italia deve essere più competitiva nell'attrarre risparmi e investimenti: la pressione fiscale sulle imprese si assomma a quella sui rendimenti degli investimenti", ha fatto notare. "Occorre distinguere fiscalmente gli speculatori dai risparmiatori cassettisti e diffondere l'azionariato popolare, rafforzando le radici e la solidità anche prospettica delle imprese - ha rilevato - Anche lo Stato avrebbe vantaggi da maggiori investimenti del risparmio: oggi incassa somme irrisorie dalla tassazione al 26% della liquidità depositata nei conti correnti che, con i tassi europei negativi, mediamente in Italia maturano lo 0,02% annuo di interessi lordi".
"Sulle imprese occorre ridurre la pressione fiscale, innanzitutto su quelle che non producono utili, abolendo l'Irap, di dubbia costituzionalità". "Non sono dogmi i livelli di pressione fiscale definiti in tempi ormai lontani, molto prima della pandemia - ha aggiunto Patuelli - Più tutela del risparmio, più equità e più lotta all'evasione sono ingredienti decisivi per una prolungata cospicua ripresa. Questo autunno è decisivo per ridurre le differenze nell'Unione Europea".
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