Ci sono un contadino che semina il grano, un'intestazione «Lire Cento, Regno d'Italia», il rinvio per gli interessi «nella tabella a tergo» e un chiarimento scritto in bella calligrafia dopo il cognome dell'intestatario: «Coniugi con pari libertà di imborso». I Buoni Fruttiferi Postali compiono in questi giorni novant'anni - furono emessi per la prima volta nel 1925 - e le Poste divulgano le immagini dei Bfp circolati nel corso dei decenni: la storia di un lunghissimo matrimonio basato sulla fiducia che continua tuttora tra i risparmiatori e lo Stato.
I Buoni Fruttiferi Postali, non tutti lo sanno, sono sì collocati in esclusiva dalle Poste Italiane, ma l'emettitore è la Cassa Depositi e Prestiti.
Oggi sul mercato ci sono dodici tipologie di Buoni Fruttiferi Postali. Ognuno, ricordano le Poste Italiane, è pensato per andare incontro alle varie esigenze del risparmiatore. «Gli italiani - si legge in una nota - hanno continuato in oltre centocinquant'anni ad affidare alle Poste la garanzia per il loro sereno futuro economico». Nemmeno la crisi economica ha scoraggiato la propensione dei cittadini al risparmio. Anzi. I Bfp, d'altronde, erano il nuovo punto di partenza di un rapporto già lungo. Nel 1875 erano stati istituiti i Libretti di Risparmio Postale, il vaglia - l'antenato di tutti i money transfer - c'era già dal 1862 e nel 1917 erano nati i Conti Correnti Postali. Gli italiani sono stati fedeli e hanno avuto un utile, le Poste e lo Stato hanno fatto altrettanto. Per questo il matrimonio continua.