Dirigenti dogane, annullato il concorso: nuova bocciatura del Tar per le Agenzie

Dirigenti dogane, annullato il concorso: nuova bocciatura del Tar per le Agenzie
di Andrea Bassi
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Mercoledì 29 Aprile 2015, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 08:43
Non c’è pace per le agenzie fiscali. Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimi 800 dirigenti nominati senza concorso, arriva un’altra sonora bocciatura, questa volta per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il Tar del Lazio ha annullato le graduatorie di uno dei pochi concorsi per dirigenti che erano sopravvissuti ai ricorsi dei sindacati. Una selezione per coprire 69 posizioni dirigenziali alla quale avevano partecipato 20 mila candidati. I giudici amministrativi hanno sanzionato la procedura con motivazioni pesanti, arrivando a sostenere nella loro sentenza che i componenti della commissione esaminatrice «non hanno dato prova di affidabilità». Quello che è successo, in realtà, è un vero pasticcio. Nei concorsi pubblici le prove scritte dei candidati devono essere corrette «collegialmente». Invece, come risulta da uno dei verbali, il numero 31, i commissari stessi ammettono per una serie di elaborati di aver proceduto con una valutazione monocratica, ossia effettuata da un solo commissario. Il punto, però, è che negli altri verbali accanto alla valutazione di ogni elaborato c’erano le firme di tutti. Circostanza che ha portato anche ad una querela per falso in sede civile dei commissari. La stessa avvocatura dello Stato, incaricata di difendere il concorso si è trovata in imbarazzo, definendo «stravagante e maldestro» il contenuto del verbale. Fatto è che adesso tutte le prove scritte dovranno essere esaminate da una nuova commissione ripartendo da zero. Ma resta il dubbio che si riesca a questo punto, a garantire l’anonimato dei temi, considerato che moltissimi candidati hanno chiesto l’accesso agli atti facendo uscire fuori dall’amministrazione i testi.



LE CONSEGUENZE

Insomma, più probabile che il concorso debba essere ripetuto daccapo. Il segretario generale di Dirpubblica, il sindacato dei dirigenti della Pubblica amministrazione, Giancarlo Barra, ha scritto una lettera a Matteo Renzi chiedendo la rimozione del direttore delle dogane, Giuseppe Peleggi. «La maggioranza dei candidati che avevano superato la prova scritta e quella orale al concorso», ha spiegato Barra, «erano funzionari che già avevano incarichi da dirigenti, quelle stesse posizioni dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale». Il concorso per 69 dirigenti annullato ieri dal Tar, è solo l’ultimo in ordine di tempo. In quasi 15 anni l’Agenzia delle Entrate e quella delle Dogane hanno bandito ben nove concorsi per coprire 1.257 posizioni dirigenziali. Sono stati praticamente tutti annullati dai tribunali amministrativi per vizi nei bandi. Alla fine dei 1.257 posti da dirigente, ne sono stati assegnati solo 21. Una situazione sulla quale adesso il governo ha deciso di intervenire. Dopo la sentenza della Consulta, Palazzo Chigi ha intenzione di fare in modo che il prossimo concorso sia effettivamente aperto, senza posizioni di privilegio per i funzionari che in passato hanno ricevuto incarichi dirigenziali all’interno delle Agenzie. Una linea che è condivisa anche dal gabinetto del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan.



IL PROVVEDIMENTO

Intanto in Senato prosegue l’iter della riforma della Pubblica amministrazione, che prevede per i dirigenti il ruolo unico e l’accesso solo per concorso. Ieri le votazioni sono proseguite e tra le polemiche è stato approvato l’emendamento sull’accorpamento della Guardia forestale in «altro corpo» ma mantenendo l’unitarietà delle funzioni. Un processo che porterà alla fusione dei forestali nella Polizia di Stato dove, tuttavia, manterranno una loro funzione e autonomia come già accade per la polizia postale o per quella ferroviaria. Per quanto riguarda le altre ipotesi di modifica allo studio ci sono due emendamenti: uno riguarda la delega all’esecutivo per il ruolo unico dei ricercatori che lavorano per enti di ricerca e l'altro sulla responsabilità patrimoniale in capo ai politici. Quest'ultima - riporta Public policy - potrebbe «riequilibrare» la norma che attribuisce la responsabilità di gestione esclusivamente ai dirigenti pubblici.
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