Ericsson, la Cgil: «Licenziate 200 persone a Roma»

La manifestazione dei lavoratori della Ericsson a Genova
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Lunedì 24 Luglio 2017, 18:32 - Ultimo aggiornamento: 20:07
Circa 300 posti di lavoro a rischio all'azienda di telecomunicazioni Ericcson. «Venerdì sera la Ericsson ha fatto recapitare ai lavoratori circa 200 lettere di licenziamento. Semplicemente una vergogna», scrive la Cgil Roma in una nota che ha indetto un presidio davanti alla sede dell'azienda. Proteste anche a Genova, dove sono arrivate via mail altre 61 lettere di licenziamento. I dipendenti della sede genovese hanno bloccato oggi il casello autostradale di Genova-Cornigliano che immette nella A10. I lavoratori si sono riuniti davanti alla sede aziendale al parco tecnologico degli Erzelli e poi in corteo hanno raggiunto il casello. Con loro anche una rappresentanza dei lavoratori di Esaote e di Wind3.

«Una vergogna per il settore delle telecomunicazioni - dichiara Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio - che da dicembre a oggi sta registrando licenziamenti massivi, segno di un inquietante cambio di strategia delle aziende di un settore che, pur fra mille difficoltà, si distingue ancora per fatturati e ricavi di tutto rispetto. Ma soprattutto una vergogna per il governo di questo paese che, ancora una volta, ha dimostrato di non essere in grado di fermare processi di ristrutturazione violenti messi in atto da aziende multinazionali che scaricano a turno sulle proprie filiali il peso delle loro incapacità. Un altro brutto colpo anche per il tessuto produttivo di Roma e del Lazio che vede svanire ulteriori alte professionalità. Tutto questo è intollerabile. Nelle prossime ore occorrerà valutare con grande attenzione quali risposte dare a Ericsson e all'intero comparto delle telecomunicazioni che vede il contratto di lavoro bloccato da tre anni e centinaia di licenziamenti collettivi».

«Una vigliaccata». È questa la definizione più ricorrente usata dalla maggior parte dei lavoratori di Ericsson che nei giorni scorsi per email hanno ricevuto le lettere di licenziamento. L'azienda ne ha inviate 44 su 61 che sono i lavoratori in esubero. Questi sono stati invitati a svuotare l'ufficio ed avranno il badge disabilitato. «Questa è un'azienda che vede il lavoratore non come una persona - spiega uno dei dipendenti coinvolti - ma solamente come un numero di matricola».

«In 10 anni Ericsson ha avviato 14 procedure di licenziamento - ricorda un delegato sindacale - dimezzando la forza lavoro». A fare particolarmente male, dicono i lavoratori, è stato il modo freddo e impersonale con cui è stato annunciato il licenziamento. «La mail è arrivata venerdì sera - racconta un ex delegato sindacale - e, intorno alle 21, sono iniziati ad arrivare i messaggini dei colleghi. Si sapeva che, prima o poi, le lettere sarebbero arrivate ma fa dispiacere questo metodo. Non una parola dai responsabili, neppure uno sguardo per delle persone che dal giorno dopo non avrebbero più avuto accesso al posto di lavoro».

«Il lavoro è dignità perché la dignità non deriva dall'assegno di disoccupazione. L'essere umano è spronato a vivere con il lavoro che è vita, aggregazione, condivisione, società e valori. E a me, papà separato, tutto questo manca da un giorno». Stefano Ponte è uno dei lavoratori licenziati da Ericsson. Padre di 2 bambini di 8 e 5 anni, separato, ha 48 anni e sabato 27 maggio era sul palco con papa Francesco durante la Messa che si è svolta a Piazzale Kennedy, durante la visita del pontefice a Genova. Insieme ad un'altra lavoratrice, aveva portato pane e vino, al papa durante il rito dell'offertorio. «Ericcson mi ha dato molto ed io ho dato la mia vita e tutte le mie energie all'azienda. Amo l'azienda per cui ho lavorato, amo il mio lavoro ma vorrei evidenziare che, come ha detto proprio il Santo Padre ai lavoratori all'Ilva, non c'è domenica felice se al lunedì non hai il lavoro».

​«Solidarietà ai 200 lavoratori Ericsson di Roma che, insieme ad altri 60 della sede di Genova, hanno ricevuto una lettera di licenziamento via mail. L'ennesima ristrutturazione aziendale ingiustificata, sulla pelle dei lavoratori ed in un settore, quello delle telecomunicazioni, che invece continua a crescere. Tutto questo accade ancora a Roma, dove a quanto pare, si sta sgretolando tutto un comparto produttivo. Chiediamo un intervento del Governo, nella certezza che anche la Regione farà tutto quanto in suo potere per evitare questa ulteriore tegola sulla già provata economia di Roma e del Lazio.» Lo scrive in una nota Riccardo Agostini, consigliere regionale di Articolo uno - Mdp.

 
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