Def, sì del governo tagliata la crescita: nel 2016 +1,2%. «Italia più in regola di altri per chiedere flessibilità»

Def, sì del governo tagliata la crescita: nel 2016 +1,2%. «Italia più in regola di altri per chiedere flessibilità»
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Venerdì 8 Aprile 2016, 14:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 19:59
Il consiglio dei ministri ha approvato il Def. Lo ha annunciato il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.

Nel 2016 il pil italiano si attesterà all'1,2% (contro la precedente stima di +1,6%), per poi accelerare negli anni successivi. Lo prevede il Documenti di economia e finanza (Def). Il pil è previsto in crescita dell'1,4% nel 2017, dell'1,5% nel 2018 ed infine dell'1,4% nel 2019. 

«Il fatto che ci sia una revisione all'1,2% è un fatto di serietà. L'Italia cresce, questi sono i numeri, ce li avevamo anche a colori ma non volevamo stupirvi. La crescita accelera, come dice bene Padoan, del 50 per cento rispetto al 2015, nel 2016 andremo meglio», ha affermato il premier mostrando delle slides in bianco e nero sul Def.

«Non ci saranno altre manovre. No», ha poi aggiunto Renzi illustrando il Def con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. «In 26 mesi di convivenza non abbiamo mai effettuato manovra correttiva, è termine che abbiamo rottamato, appartiene al passato», ha aggiunto.

«Il governo ritiene inopportuno e controproducente adottare una intonazione più restrittiva di politica di bilancio», si legge nella premessa alla bozza del Def firmata dal ministro dell'Economia che sottolinea, oltre ai rischi legati alla deflazione e all' «insufficiente coordinamento delle politiche fiscali» Ue, anche gli effetti «perversi» di manovre troppo restrittive, che potrebbero finire per peggiorare, anziché migliorare, il percorso di aggiustamento del debito.

«Questa storia che gli italiani sono ingordi è sbagliata. Gli italiani sono in regola, non ingordi», ha detto Padoan. «Dire che l'Italia chiede troppo è sbagliato, l'Italia è più in regola di altri per ottenere la flessibilità», ha detto, ricordando il caso della Francia i cui conti pubblici sono peggiori di quelli italiani.

Il forcing del premier sull'Unione europea ha portato 11miliardi, dopo i 16 dello scorso anno. Lo sottolineano fonti di governo, a proposito dei numeri del Def.

Nel 2015 il rapporto deficit-pil «è confermato al 2,6%, nel 2016 va al 2,3% e all'1,8% nel 2017», ha detto Padoan in conferenza stampa, sottolineando che continua la politica di sostegno alla crescita con il rafforzamento e risanamento della finanza pubblica. «Siamo tranquilli che l'1,8% sia assolutamente compatibile con il quadro europeo», ha aggiunto Padoan. «L'Italia è più in regola di altri Paesi nel chiedere la flessibilità», ha rimarcato. Lo sforzo riformatore del governo italiano «permette al Paese di utilizzare le clausole di flessibilità consentite a un Paese che abbia le finanze pubbliche in ordine», ha sottolineato ancora il ministro dell'Economia. 

«L'economia dell'Italia - afferma - cresce, anzi, la crescita accelera rispetto al 2015, in buona parte trainata dagli effetti delle misure del governo e si accompagna con un continuo miglioramento delle
finanze pubbliche in termini di saldo del deficit e del debito».

«C'è la crescita e c'è, se si guardano le componenti della crescita, non solo per le esportazioni. La crescita c'è perché i consumi delle famiglie continuano ad aumentare e gli investimenti pubblici e privati mostrano un'accelerazione», ha aggiunto Padoan. Il debito pubblico italiano scenderà appena nel 2016 al 132,4% del pil dal 132,7% per poi arrivare al 130,9% nel 2017, al 128,0% nel 2018 e al 123,8% nel 2019. La discesa prevista nella Nota di aggiornamento di settembre era più marcata, con una previsione di debito quest'anno al 131,4%. «L'inversione della dinamica del debito - si legge nella premessa del Documento firmata da Padoan - è un obiettivo strategico del governo». 

Nel 2015 il gettito da privatizzazioni è stato pari a più dello 0,4% del pil, cioè oltre 6,5 miliardi. Il programma per i prossimi anni prevede entrate pari allo 0,5% l'anno nel 2016, 2017 e 2018, e allo 0,3% nel 2019, afferma il Pnr, il Piano nazionale delle riforme allegato al Def. «Abbiamo fissato lo 0,5 per le privatizzazioni e abbiamo varie opzioni per raggiungere l'obiettivo», ha detto il ministro dell'Economia.

Tra le operazioni concluse nel 2015 rientrano la cessione al mercato di una quota del capitale di Enel e il collocamento in Borsa di azioni di Poste Italiane nella misura del 33,2% del capitale. Per il 2016 sono state fissate le modalità per l'alienazione di una quota fino al 49% del capitale di Enav. «Altre operazioni - si legge - verranno attuate in corso d'anno in funzione degli obiettivi di gettito. La privatizzazione delle Ferrovie dello Stato o sue componenti rientra nel programma di medio periodo del Governo». 



 
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