Dopo dieci anni, il protocollo Acri-Mef viene aggiornato e ieri, è stato avviato il tavolo, funzionale alla stabilità del sistema. «Il tetto del 33% all’investimento nella banca conferitaria dovrà essere rivisto, caso per caso, con il Mef», aveva detto a luglio 2024 Giovanni Azzone, presidente della Cariplo e dell’Acri. Quella soglia è un cappio al collo degli enti che se aveva un senso nel 2015, oggi è controproducente, costringendo alcune fondazioni a dismettere le quote nelle rispettive banche, come Carisbo in Intesa Sp. A parte gli ultimi giorni, con i mercati terremotati per i dazi di Trump, da anni i corsi dei titoli sono risaliti, mettendo a dura prova la soglia di un terzo.
Così dopo tante pressioni da varie parti per fare manutenzione, quell’accordo firmato il 22 aprile 2015 da Giuseppe Guzzetti, all’epoca presidente Cariplo e Acri e dal Ministro del Mef Pier Carlo Padoan, finalmente ieri è entrato nel cantiere di revisione fra Azzone e Marcello Sala, dg del Mef. «Le parti hanno concordato sull’opportunità di valutare l’eventualità di apportare alcuni aggiornamenti integrativi al protocollo», si legge nello scarno comunicato diffuso dall’Associazione e dal Tesoro.
PORTE GIREVOLI
Bocche cucite sui contenuti, anche se, anche tramite fonti di governo, non è difficile ricostruire il terreno di confronto sollecitato da anni: governance e diversificazione dei patrimoni.
Da tempo i vertici di alcuni enti sollecitavano di riformare la norma della continuità di mandati fra consigli e presidenze che venivano calcolati unitariamente.