Il "viaggio" di Irene Menichelli al centro della terra: «Studio i terremoti e faccio la Tac all'Italia»

Romana, 28 anni, fa parte del gruppo di ricercatori Ingv: "Trivelliamo e ci sporchiamo le mani"

Il "viaggio" di Irene Menichelli al centro della terra: «Studio i terremoti e faccio la Tac all'Italia»
di Valentina Venturi
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Sabato 8 Luglio 2023, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 16:44

La "ragazza dei terremoti" da piccola fantasticava di raggiungere il centro della terra. E da grande si è trovata in prima linea, a osservare cosa succede nelle profondità di Alpi e Appennini, tra gli studiosi che fanno la Tac all'Italia. Irene Menichelli, dottoranda in Geofisica all'Università di Roma Tre e ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, spiega di cosa si tratta e i progressi che si stanno facendo grazie alla "Tomografia sismica". Si tratta di una tecnica simile alla Tac che si usa in ambito medico e che analizza come si propagano le onde sismiche: permette di individuare le zone in cui si propagano velocemente, associate a rocce dense e fredde e quelle invece "lente", composte da rocce meno dense e più calde. «Sono i risultati dello studio - racconta Menichelli, romana di 28 anni - pubblicato sul "Journal of Geophysical Research" e che forniscono nuovi dettagli sui meccanismi che hanno dato vita all'assetto attuale della nostra penisola. La Tomografia sismica crea immagini tridimensionali dell'interno della Terra, così come la Tac medica consente di ricostruire l'interno del corpo umano attraverso l'utilizzo dei raggi X».

LA PASSIONE

Menichelli ha talmente a cuore la dinamica dei terremoti o dell'interno della terra da aver intitolato la tesi che discuterà a dicembre "La struttura profonda e dinamica nel Mediterraneo centrale", un'analisi che permette di «capire i processi che avvengono in profondità del mantello e che hanno portato alla formazione degli Appennini e delle Alpi.

Una fotografia della struttura profonda della terra sotto le nostre catene montuose, utile anche per avere un quadro del futuro del Pianeta». La passione per il centro della terra trae origine dalla letteratura: «Da piccola dopo aver letto "Viaggio al centro della terra" di Jules Verne e aver visto il film, ho iniziato ad immaginarmi dentro il nucleo terrestre. Da lì ho iniziato a studiare i terremoti». C'è da dire che un aiuto è arrivato anche dalla famiglia, visto che «mia madre Luciana insegna alla scuola dell'infanzia e papà Maurizio lavorava negli uffici della metro: papà è sempre stato appassionato delle materie scientifiche, studiavamo insieme e spesso mi portava agli eventi delle università dove fanno esperimenti».

 

L'UNIVERSITÀ

Il suo è un percorso lineare all'interno dell'Università di Roma Tre: si iscrive nel 2014 al Corso di Geologia come laurea triennale; appena laureata inizia la magistrale in Geodinamica e Vulcanologia («qui capisco di voler essere una geofisica»); trascorre sei mesi del primo semestre del secondo anno all'università di Montpellier in Francia, vince una borsa di studio all'Ingv e viene seguita dal tutor Claudio Chiarabba. «Lavoro in un ambito dove ci sono soprattutto figure maschili, ma nel mio team c'è la parità di genere, non ho mai sentito differenze di trattamento. Certo se ti guardi in giro i numeri parlano chiaro: sono più uomini che donne, ma la situazione sta migliorando e le dottorande stanno aumentando. Forse dipende anche dal preconcetto secondo cui le geologhe non possano sporcarsi le mani, al contrario dei geologi. Invece l'ho sempre fatto senza problemi». n
Quando Menichelli parla di "sporcarsi le mani" intende fare lavori sul terreno, come installare sensori per le scosse sismiche usando delle trivelle a mano. «Fai dei buchi nel terreno - prosegue la dottoranda - di qualche metro e dentro inserisci i sensori che fanno parte della stazione, oppure prendi campioni di rocce o analizzi le acque. Lavori con il suolo e lo fai sia durante la laurea triennale che nella magistrale. Faticoso certo, ma bello». Appassionata del suo lavoro al punto da avere sulla sua scrivania un piccolo vulcano in 3D («dopo che l'ho usato per tutti gli esperimenti di laboratorio ho voluto portare Seamount con me»), a chi desidera intraprendere il suo percorso professionale consiglia di «non farsi abbattere: il percorso è lungo, ma se si è spinti dalla passione la motivazione la si trova. Dobbiamo essere più sensibili verso la terra e i disastri naturali».
 

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