Marcella Bianchini, unica donna ad aver conseguito l'abilitazione:
«Insegno alle ragazze a farsi valere nel calcio»

Marcella Bianchini, unica donna ad aver conseguito l'abilitazione: «Insegno alle ragazze a farsi valere nel calcio»
di Lorena Loiacono
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Sabato 23 Marzo 2024, 10:24

Marcella Bianchini, unica donna ad aver conseguito l'abilitazione a responsabile di settore giovanile dilettantistico indetto dal settore tecnico di Coverciano della Figc di cui è anche collaboratrice, allenatrice Uefa C e Uefa B nonché professoressa di matematica e scienze del liceo Caetani di Roma e mamma di tre giovani calciatori: è stata dura riuscire ad affermarsi in un mondo prettamente maschile, come quello del calcio?
«E' stata sempre dura, riuscire a farmi valere: provengo da una famiglia matriarcale maschilista, dove comandano le donne ma agli uomini è concesso tutto. A casa mia, almeno in apparenza, era l'uomo a dover comandare. Ho dovuto sempre sgomitare per farmi valere».
Quindi fa parte della sua indole?

«Immagino di sì: da ragazzina volevo stare sempre con i maschi, giocavo a pallone e mi piaceva gareggiare alla pari con loro. Sono cresciuta così: ho sempre fatto i lavori di casa con mio padre, come smontare mobili o motori. Uomo e donna sono diversi, lo so, ma io cerco il riconoscimento dell'essere umano, al di là del genere: sono una biologa e so che ci sono differenze che vanno rispettate ma voglio il riconoscimento della mia identità».
Come è stata accolta nel mondo del calcio?
«Ho iniziato il primo corso istruttori Figc Coni ed ero l'unica donna tra 40 iscritti, non c'erano quote rosa e non avevo una storia da calciatore ma sono entrata perché ero laureata e per questo avevo un buon punteggio. Poi è arrivato il corso Uefa C, grazie alle esperienze con i piccoli, e poi anche il corso Uefa B dove per la prima volta ho avuto anche due compagne di corso. Che cosa ho capito? Che in questo mondo se sei donna cercano sempre di metterti in ombra, in cattiva luce. Soprattutto se sei preparata».
Si è mai sentita osteggiata?
«Sono delegato Aiac, l'Associazione italiana allenatori calcio, ho presentato domanda e mi hanno votato per fare il delegato alle elezioni del Presidente federale e al calcio femminile Aiac ma, nonostante le competenze raggiunte, in realtà non ho mai avuto nessun incarico di rilievo. Comandano gli uomini».
Come si trova nel calcio femminile?
«Fino a pochi anni fa ho allenato i maschi. Poi tre anni fa il presidente della Romulea, Nicola Vilella, mi ha chiamata per affidarmi un gruppo di femmine perché il numero di iscritte stava aumentando. Ora sono tre anni che le alleno, ho le ragazze under15.
Insegno loro a farsi valere, devono lottare per veder riconosciuto il loro impegno e per non farsi mai mancare di rispetto. Devono difendersi anche dalle molestie che incontreranno. Per questo ho fatto un corso di tutela dei minori, cerco di insegnare loro a riconoscere un abuso, di qualunque tipo, e a reagire».
Lei è anche professoressa di scuola superiore, porta in campo anche le sue competenze da docente?
«Sì, è inevitabile. Sono un'educatrice e in campo funziona come nel mio lavoro a scuola. Non bisogna mai inibire il talento, è necessario essere sempre un motivatore».
A proposito di mancanza di rispetto, ha avuto qualche brutta esperienza in campo?
«Purtroppo ne ho avute tante e ancora mi capita. Di recente, un uomo a bordo campo continuava a chiamarmi "signora", io l'ho corretto con un "coach, grazie". Solo per questa mia risposta, stava per aggredirmi: lo ha fermato un mio collaboratore. C'è anche chi mi ha detto di usare "il patentino federale come la carta punti del supermercato" oppure chi va avanti con gli stereotipi come "Non hai giocato a calcio? Non capisci niente di pallone».
Anche le calciatrici vengono criticate, sul piano fisico. Non sono forti come gli uomini?
«Le donne sono fisicamente diverse: il campo di calcio e le porte sono uguali, anche le abilità tecniche sono le stesse ma cambiano le capacità condizionali, come la forza e la resistenza, solo per una questione ormonale. Ma il calcio è uno sport di situazioni e abilità tecniche: non ci sono solo le sportellate di un fisico più forte».
Che ne pensa del video hot, rubato dal telefono di una dipendente dell'As Roma poi licenziata per questo?
«Penso che probabilmente se il telefono fosse stato di un uomo non sarebbe accaduto. Invece il video era nel telefono di una donna e qualcuno pensa ancora di potersene approfittare. Spero si vada a fondo alla questione, con tutti i responsabili».
Secondo lei, che vive tutti i giorni a contatto con gli adolescenti, come si può arrivare a una cosa simile?
«Credo si siano persi i parametri della disciplina e del rispetto. Sembra davvero che ai ragazzi sia tutto concesso e purtroppo sono stati gli adulti a farglielo credere».

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