Cara Ebe lontanissima,
mi ripugna un po’ scriverti sulla carta di questo albergo di Manila, un albergo di finto lusso, con nome da frocio e pieno di puttane - se non mi sbaglio molto. Sono arrivato ieri sera, dopo una incursione affascinante e disgustosa in Indonesia - Bali e nient’altro, perché le comunicazioni interne in Indonesia sono infime - e ritorno a Singapore - da Giakarta niente voli per Manila. Quindi ho saltato Giakarta, e oggi o domani andrò all’ufficio postale di Manila per vedere se c’è tua posta.
Il buono di Manila è il clima: dopo due settimane di tropici, anche un cesso ispano fascista diventa riposante, purché ci tiri un po’ d’aria. Le prime due settimane sono state spesso belle - specie in Malesia - ma sempre e dovunque pesantissime per il clima, caldo umido, da metterti KO. La salute è buona, solo che un viaggio in queste terrene vale due nel Kenya, o forse otto. Insomma, mi sono stancato fisicamente, sono anche dimagrito, credo, e ho speso buona parte dei miei soldi, soprattutto nell’avventura indonesiana. Ora resto qui qualche giorno, ma sarà difficile che abbia voglia di vedere l’interno di Luzon; e poi Manila non è Asia, è l’estremo Ovest dell’Occidente, e allora meglio anche quesi tristi tropici balinesi.
A Singapore ho fatto amicizia con Bernardo valli, e può darsi che lo riveda a Bangkok, che dovrebbe essere la mia prossima tappa, ma temo di doverci aggiungere anche Hong Kong per via delle coincidenze. Non mi pare, allo stato attuale, che l’idea di incontrarci in Asia sia realistica, ma non è impossibile che rientri a Roma prima che tu parta; almeno in questo momento mi sento così giù di corda che l’idea del ritorno mi racconsola. Ti ho pensato con molto affetto, e ieri specialmente mi eri vicina e ti vedevo con la pettinatura appena fatta, che ti fa la faccia lunga e un po’ la irrigidisce; non è una prosa eletta, ma è affettuosa, un po’ da emigrante. Bali è una cosa singolarissima, che ti eccita e ti ripugna, e io prima ne sono stato travolto, poi ne sono scappato, come da un luogo infernale. Comunque è un viaggio straordinario, ma un po’ troppo onnivoro.
Salutami Augusto e se li senti i miei torinesi - qualche volta continuo a litigare con Renzo, anche nell’estremo Oriente.
Malacca resta la meraviglia più pura di questo viaggio, e ricordo di avertene scritto alcune righe che metterò nel mio libro. Manila no, è una cosa triste, un sobborgo di un occidente lontano e sgradevole. Da che son partito ho poche e rare notizie dell’Italia, e mi sembrano di una monotona tristezza.
Un abbraccio dal Giorgio
Grazie della tua cara lettera che ho trovato a Singapore, distensiva e Amica.
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