Fin qui tutto bene
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Il mestiere del tifosista   

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Domenica 23 Agosto 2015, 10:46
Ciò che mi ha colpito di più, e l'ho trovato divertente nel suo essere paradossale, è stato quando il mio amico Luca, alla fine del primo tempo di Verona-Roma, si è avvicinato a me e ha sussurrato: "Io, Salah e Gervinho, non li voglio più vedere". Bellissima. NON-LI-VO-GLIO-PIU'-VE-DE-RE. E'quel più che fa la differenza, che rende tutto un po' umano. Un più interrogativo. Cioè, che avrà inteso dire? Che mancano sei giornate alla fine del campionato e quindi per il rush finale è meglio fare altre scelte che non Salah e Gervinho? Oppure quel più era tipo, li hai visti spesso giocare insieme e ora ne hai abbastanza e quindi questa "solita" coppia ha dato tutto, è diventata prevedibile e, diciamolo pure, ha anche un po' rotto le scatole? Insomma, NON-LI-VO-GLIO-PIU'-VE-DE-RE, senza se e senza ma. Dopo quarantacinque minuti di gioco. Quarantacinque. Ecco fatto, tutto sembra definitivo, una sentenza. Li per lì non ho osato chiedere, ma mi sono io stesso domandato, come mai un giornalista, rispettabile, preparato e serio (proprio come quel mio amico Luca), spesso si lascia andare in ragionamenti che sono propri di un tifoso? Sai quando uno allo stadio insulta un calciatore, poi lo vedi fare un gol e dici: "ho sempre detto che eri un campione". Ecco, una cosa così. Microsentenze, che nel calcio sono pane quotidiano. La risposta che mi sono dato? Non c'è una risposta, ma una considerazione: ormai i tifosi, gli utenti, i clienti, i followers, si sentono tutti giornalisti, quindi un giornalista che spara una "tifosata" che avrà mai commesso di così tragico? Niente. e chissenefrega. Bravo Luca, ti aspetto, e quando Gervinho e Salah avranno segnato due gol a testa contro la Juventus, tu sicuramente dirai: «E' una coppia perfetta». Ed io ti risponderò. «Bravo, tu si che lo dici da sempre». Funziona così. E' il giornalista tifosista e viceversa.  
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