Alessandro Angeloni
Fin qui tutto bene
di

La macchina del casellante

Verona
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 6 Giugno 2016, 10:37 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 09:12
Abbiamo lasciato la collina di Fiesole, splendida tra l'altro, nella tarda mattinata, vari giri per Firenze e poi un pasto (gustoso), poi dritti fino a Verona. L'aristocratica e civilissima Verona. Due ore e mezzo circa di viaggio, in macchina, il solito traffico all'uscita da Firenze, i soliti lavori sull'Appennino, poi lo sciopero dei casellanti. Ogni volta che pronuncio la parola "casellante" rido come un cretino, perché mi viene inevitabilmente in mente la scena di Troisi e Benigni. Oh, casellante, casellante!! Il medico fa il medico per vocazione, il giornalista pure, il casellante perché? Papà, da grande voglio fare il casellante. Bravo amore mio, l'importante è inseguire i sogni (che gran cazzata), come quelle famiglie nelle quali c'è un figlio che ti confessa di voler fare il ballerino. Vabbè, il casellante: in fondo stai al coperto, maneggi un sacco di soldi, non devi parlare con nessuno (fondamentale), né mi pare ci sia una gran componente di fatica. Io mi sono sempre chiesto: ma i casellanti, dove diavolo le parcheggiano le macchine prima di andare sul posto di lavoro da casellante? Mah, forse prima del casello, così non devono pagare l'autostrada. E se non hanno la macchina? Io non ho mai visto una fermata della metro vicino a un casello autostradale, né quella di un autobus. Figuriamoci se ci puoi andare in bici o in scooter. Massimo rispetto per i casellanti, che scioperano come tutti noi.
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