Fin qui tutto bene
di

 Banane e deliri

1 Minuto di Lettura
Martedì 10 Giugno 2014, 01:02
Diario dal Brasile, sesto giorno Stamattina mi sono fatto coraggio e ho assaggiato le banane brasiliane, quelle piccole. Buone. Un po' più dolci, peccato finiscano prima di quelle che si mangiano in Italia. Mangiare una banana è come quando bevi un succo di frutta: lo mandi giù di corsa e ne vorresti un altro. Ecco, con le banane è meglio non concedere il bis. E' la magia dell'unicità dell'evento, non ripetibile, almeno nel breve. A me poi, le banane, hanno sempre strappato un demente sorriso. Questo suono musicale molto afro, ba-na-ne, quel colore giallo abbagliante, quella forma ad apostrofo, così irregolare che mi ricorda tante cose, una pistola, una vecchia cornetta del telefono, un boomerang, etc etc. Riesce ad essere brutta ed elegante, anche quando ha le strisce nere, che lì significano vecchiaia. Io stimo le banane, in sostanza. Loro ci sono sempre, inverno, estate, pioggia, neve, grandine, sole. Stanno ai tropici e al centro dell'Europa. Sono le tue amiche, i tuoi genitori, la tua coscienza. Non ti abbandonano mai, nel bene e nel male. Oggi le guardavo con sospetto, però, quasi a tradirle. Perché tutti mi hanno sempre allertato: non mangiare la frutta in quei posti, ti viene il mal di pancia. Però ho pensato: la banana è un frutto diverso dagli altri, per certi versi non è nemmeno un frutto. Conta quello che c'è dentro, non si ferma all'esteriore. Anche quando è nera fuori, dentro è dolce. Una magia. Non serve l'acqua per pulirla, basta spogliarla ed è pronta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA