Sardegna, rimosse oltre 100 trappole illegali mortali

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Sabato 2 Marzo 2024, 13:41 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 13:23

È giunto al termine il campo antibracconaggio promosso dal WWF Italia nell’area del Sulcis meridionale, un territorio storicamente noto per il diffuso bracconaggio che coinvolge, sia gli uccelli selvatici che i mammiferi come il cervo sardo e il cinghiale. Nonostante il maltempo, l’attività dei volontari ha consentito di rimuovere oltre 100 trappole, soprattutto i cosiddetti lacci: cappi, realizzati con fili metallici, piazzati nella fitta vegetazione in luoghi di transito della fauna selvatica e destinati a catturare cinghiali e cervi, condannati a ore di atroci sofferenze. Questi strumenti sono particolarmente dannosi per qualsiasi specie, non solo selvatica, come le volpi o i rari gatti selvatici ma anche domestica come le capre o i cani. Per quanto riguarda gli uccelli, quest’area è ricompresa in uno dei 7 black-spot del Piano nazionale antibracconaggio. Ogni anno, proprio in questo periodo, in coincidenza con il passaggio degli uccelli migratori, vengono posizionate migliaia di trappole e reti per la cattura di uccelli, in particolare di tordi e storni, destinati ad alimentare il mercato illecito della ristorazione tipica locale. Questi mezzi di cattura oltre ad essere illegali non sono selettivi e di conseguenza a farne le spese sono anche numerose altre specie come pettirossi, fringuelli, occhiocotti, merli e addirittura rapaci. “Abbiamo lavorato intensamente per consentire di riprendere le attività del campo antibracconaggio WWF Italia – ha dichiarato Giampaolo Oddi, coordinatore nazionale della vigilanza volontaria WWF. Ringraziamo i Carabinieri del Raggruppamento CITES e il personale del Corpo Forestale Regionale per l’impegno nel proteggere questi luoghi straordinari e per il supporto e la disponibilità nel consentire una collaborazione con le associazioni di protezione ambientale”. Il WWF auspica che la nuova Giunta regionale si dimostri sensibile e attenta al problema del contrasto al bracconaggio e alla tutela della biodiversità, e si rende disponibile a collaborare su questi temi.

L'impegno sul territorio

Il WWF opera da decenni in quest’area. E’ infatti qui, che a metà degli anni ’80 del Novecento, l’associazione acquistò con una grande operazione di raccolta fondi, un territorio che al tempo ospitava uno degli ultimi nuclei di cervo sardo sopravvissuti nell’isola. Nacque allora l’Oasi WWF di Monte Arcosu, per una superficie di 3500 ettari. In quel momento, il nucleo di cervi risultava essere intorno ai 70 esemplari. Grazie proprio alla lotta al bracconaggio e alla gestione dell’Oasi, da qualche anno la popolazione ha superato il migliaio di individui. Un successo che ha favorito anche altri traguardi, visto che nel frattempo, grazie anche alle iniziative del WWF è stato istituito il Parco regionale del Gutturu Mannu la cui superficie comprende una parte importante del Sulcis. Questo ha favorito la diffusione nella popolazione locale di una maggiore consapevolezza delle ricchezze naturali custodite nel territorio e della necessità di tutelarle e proteggerle. Nonostante questo decennale impegno, pur registrando una riduzione di questo fenomeno criminale, siamo ancora lontani dall’averlo debellato e per questo siamo consapevoli della necessità di continuare a tenere alto il livello di attenzione.

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