Pescara, minaccia il cognato con un coltello per la droga: «Ti apro in due»

Il 41enne è in carcere con le accuse di maltrattamenti familiari ed estorsione nei confronti della madre 70enne, che aveva paura di vivere con lui

Il tribunale di Pescara, dove è in corso il processo
di Silvia Pollice
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venerdì 14 marzo 2025, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 07:06

IL PROCESSO

«In quei giorni c’era molta agitazione perché lui veniva spesso a cercare soldi, ma fino a quel momento si era sempre sfogato sugli oggetti. Poi ad un certo punto, ha deciso di portare via la macchina per il sottovuoto, ma quando la madre ha chiuso la porta lui ha preso un coltello da macellaio di circa 30 centimetri e me lo ha puntato alla gola, dicendomi “ti apro in due”, ma io gli ho detto di calmarsi e gli ho aperto la porta. Lui ha posato il coltello quando mia suocera gli ha detto che gli avrebbe dato i soldi. Poi ha preso il pc portatile e la bilancia, ma non è riuscito a portare via il macchinario perché era troppo pesante». Con queste parole, Saverio (nome di fantasia) ha raccontato ai giudici del tribunale di Pescara uno degli episodi di violenza accaduti nella macelleria di famiglia nell’agosto scorso, quando il 41enne D.D.G. - finito sul banco degli imputati con le accuse di maltrattamenti familiari ed estorsione nei confronti della madre 70enne e difeso dall’avvocato Ernesto Boilini - aveva chiesto per l’ennesima volta dei soldi alla donna per comprare la cocaina, di cui faceva uso da circa dieci anni.

 L’anziana, che divideva l’appartamento con suo figlio, ormai viveva in un costante stato di paura, al punto da chiedere a suo genero e ad un amico di famiglia di farle compagnia all’interno del negozio quel giorno e di denunciarlo per ben sei volte, tra agosto e novembre scorsi. Per questo motivo, al 41enne erano stati applicati prima il divieto di avvicinamento alla persona offesa e poi l’allontanamento dalla casa familiare, ripetutamente violate dall’uomo che ora si trova in custodia cautelare nel carcere San Donato. Oltre alla madre, l’imputato aveva insultato più volte anche sua sorella di 47 anni con messaggi audio dove chiamava i suoi parenti «trogloditi» e definiva l’anziana «una sfruttatrice di m...», riferendosi al fatto che, nonostante lui lavorasse nella macelleria di famiglia, la donna non gli desse uno stipendio fisso. Proprio la 47enne ha riferito ai magistrati che «il 6 luglio scorso, i carabinieri sono intervenuti perché mio fratello era venuto sotto casa mia, pretendendo del denaro da nostra madre e aveva iniziato a dare in escandescenza, fino a colpire l’auto con una tavola da surf. Abbiamo provato più volte a chiedere l’aiuto del sindaco e del medico di base per sottoporlo ad un TSO o mandarlo in una comunità di recupero, ma il nostro appello è rimasto inascoltato». Anche il dottor Salvatore Spinella ha confermato di aver seguito l’imputato per diversi mesi, al quale è stato diagnosticato «un disturbo della personalità non ben definito e un problema legato all’abuso di cocaina» ha dichiarato lo psichiatra in aula. Infine, proprio la 70enne ha concluso: «Se potessi tornare indietro, non denuncerei mio figlio perché questo processo gli ha solo causato grande sofferenza e sono sicura che andrà in comunità per curarsi e ricominciare una nuova vita».

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