PERUGIA - Sotto controllo. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Da settimane. Un controllo che è minaccia, un controllo che è violenza. Fisica e psicologica. Un...
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Coronavirus, violenza in casa: una app per le donne in lockdown
Palazzo Chigi alle donne: «Se la casa è un luogo di violenza potete chiedere aiuto, noi ci siamo»
Violenza in aumento durante il lockdown: sos di 2.867 donne ai centri, il 75 per cento in più del 2018
«È possibile organizzare rapidamente l’allontanamento dalla propria abitazione della donna e degli eventuali minori, in modo sicuro e nel pieno rispetto delle nuove norme sanitarie» dicono ancora dai centri antiviolenza. Anche perché i comuni di Perugia, Terni, Città di Castello, Citerna, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino e Umbertide in collaborazione con Libera...Mente donna si sono attivati per individuare immobili destinati all’ospitalità pre-tampone o per isolamento volontario, necessari per poter accedere ad altre strutture con ospiti. Di certo, chi riesce a chiamare i centri antiviolenza non lo fa (come la maggior parte prima del virus) per prendere contatti e informazioni, ma per chiedere un aiuto concreto. Per la necessità immediata di allontanarsi dall’orco in casa, marito e/o padre violento: tra il periodo immediatamente prima dell’emergenza covid-19 e quello attuale, sono una trentina le donne e i figli minori che hanno trovato posto nelle strutture protette. A conferma di come la questione sia tra le più urgenti nella realtà attuale.
Nel 2019 commessi 308 omicidi volontari, 108 le donne vittime
Onu, appello di Guterres: «Donne rischiano di più la povertà, siano al centro della ricostruzione»
YOUPOLE
Al punto che in questura hanno deciso di estendere le funzioni dell’applicazione Youpole, nata per segnalare soprattutto atti di spaccio e bullismo, anche alle violenze domestiche e di genere. La motivazione va nella direzione di cui sopra: le grandissime difficoltà riscontrate dalle donne vittime di violenza domestica a mettersi in contatto con forze dell’ordine e centri antiviolenza. L’applicazione della polizia permette di segnalare lo stato di profondo disagio e paura in maniera rapida e anonima, anche grazie alla geolocalizzazione. «È uno strumento in cui crediamo molto perché coniuga la velocità alla vicinanza ai cittadini» ha spiegato il questore Antonio Sbordone all’Ansa. «Credo che rappresenti una particolare rilevanza in questo drammatico contesto in cui la polizia deve essere vicina alle persone non nei luoghi pubblici ma sempre più dentro le loro abitazioni dove possono registrarsi, proprio in ragione delle restrizioni che oramai si prolungano da tempo, pericolose degenerazioni e atti di violenza». E così, anche attraverso le potenzialità dell’applicazione, nell’ultimo mese il questore e il personale della questura hanno potuto bloccare l’azione di otto uomini violenti. Nel dettaglio si parla di sei ammonimenti per atti persecutori; di uno per violenza domestica emesso a carico di un uomo di 48 anni responsabile di azioni violente nei confronti della coniuge “colpevole” di aver già da tempo avviato l’iter per ottenere la separazione consensuale e dell’esecuzione di allontanamento dalla casa coniugale nonché al divieto di avvicinamento alla ex moglie ed ai propri figli, a carico di un cinquantunenne responsabile di stalking. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero