Coronavirus e violenza sulle donne: costretta a usare il telefonino di 20 anni fa

Coronavirus e violenza sulle donne: costretta a usare il telefonino di 20 anni fa
di Michele Milletti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Aprile 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 10:25

PERUGIA -  Sotto controllo. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Da settimane. Un controllo che è minaccia, un controllo che è violenza. Fisica e psicologica. Un controllo che arriva al punto di costringere la moglie a usare un telefono di almeno venti anni fa, «così almeno non vai su internet e soprattutto sui social network». Drammi quotidiani ai tempi del coronavirus. L’obbligo di restare a casa amplifica i conflitti e le situazioni di prevaricazione, al punto che diventa difficile se non impossibile trovare spazio e modo di chiedere aiuto. «Le telefonate ai centri anti violenza sono più che dimezzate» conferma Elena Bistocchi, avvocato perugino presidente dell’associazione Libera...Mente donna che gestisce i centri anti violenza di Perugia e Terni. «Noi ci siamo, sempre» dicono dai centri anti violenza umbri. «Se è proibito uscire non è fuggire. Il messaggio che vogliamo lanciare è contattare in qualsiasi modo i centri antiviolenza e chiedete di entrare in protezione, avrete una risposta concreta». E vista la difficoltà oggettiva di molte donne anche solo a fare una telefonata, l’invito è quello a denunciare la situazione di violenza e prevaricazione in cui si vive anche attraverso mail e messaggi.

Coronavirus, violenza in casa: una app per le donne in lockdown

Palazzo Chigi alle donne: «Se la casa è un luogo di violenza potete chiedere aiuto, noi ci siamo»

Violenza in aumento durante il lockdown: sos di 2.867 donne ai centri, il 75 per cento in più del 2018

«È possibile organizzare rapidamente l’allontanamento dalla propria abitazione della donna e degli eventuali minori, in modo sicuro e nel pieno rispetto delle nuove norme sanitarie» dicono ancora dai centri antiviolenza. Anche perché i comuni di Perugia, Terni, Città di Castello, Citerna, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino e Umbertide in collaborazione con Libera...Mente donna si sono attivati per individuare immobili destinati all’ospitalità pre-tampone o per isolamento volontario, necessari per poter accedere ad altre strutture con ospiti. Di certo, chi riesce a chiamare i centri antiviolenza non lo fa (come la maggior parte prima del virus) per prendere contatti e informazioni, ma per chiedere un aiuto concreto. Per la necessità immediata di allontanarsi dall’orco in casa, marito e/o padre violento: tra il periodo immediatamente prima dell’emergenza covid-19 e quello attuale, sono una trentina le donne e i figli minori che hanno trovato posto nelle strutture protette. A conferma di come la questione sia tra le più urgenti nella realtà attuale.

Nel 2019 commessi 308 omicidi volontari, 108 le donne vittime

Onu, appello di Guterres: «Donne rischiano di più la povertà, siano al centro della ricostruzione»


YOUPOLE
Al punto che in questura hanno deciso di estendere le funzioni dell’applicazione Youpole, nata per segnalare soprattutto atti di spaccio e bullismo, anche alle violenze domestiche e di genere. La motivazione va nella direzione di cui sopra: le grandissime difficoltà riscontrate dalle donne vittime di violenza domestica a mettersi in contatto con forze dell’ordine e centri antiviolenza. L’applicazione della polizia permette di segnalare lo stato di profondo disagio e paura in maniera rapida e anonima, anche grazie alla geolocalizzazione. «È uno strumento in cui crediamo molto perché coniuga la velocità alla vicinanza ai cittadini» ha spiegato il questore Antonio Sbordone all’Ansa. «Credo che rappresenti una particolare rilevanza in questo drammatico contesto in cui la polizia deve essere vicina alle persone non nei luoghi pubblici ma sempre più dentro le loro abitazioni dove possono registrarsi, proprio in ragione delle restrizioni che oramai si prolungano da tempo, pericolose degenerazioni e atti di violenza». E così, anche attraverso le potenzialità dell’applicazione, nell’ultimo mese il questore e il personale della questura hanno potuto bloccare l’azione di otto uomini violenti. Nel dettaglio si parla di sei ammonimenti per atti persecutori; di uno per violenza domestica emesso a carico di un uomo di 48 anni responsabile di azioni violente nei confronti della coniuge “colpevole” di aver già da tempo avviato l’iter per ottenere la separazione consensuale e dell’esecuzione di allontanamento dalla casa coniugale nonché al divieto di avvicinamento alla ex moglie ed ai propri figli, a carico di un cinquantunenne responsabile di stalking.

© RIPRODUZIONE RISERVATA