Decreto Primo maggio, stretta sul lavoro nero anche per i lavori in casa: sanzioni per chi non verifica se l’impresa è in regola

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Decreto Primo maggio, stretta sul lavoro nero anche per i lavori in casa: sanzioni per chi non verifica se l’impresa è in regola
La stretta sul lavoro nero in edilizia non...

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La stretta sul lavoro nero in edilizia non riguarderà solo gli appalti pubblici o i grandi cantieri. Le norme anti-sommerso dovranno essere verificate e rispettate anche nei piccoli lavori di edilizia, come la ristrutturazione di un appartamento. Altrimenti scatteranno le sanzioni. È la conseguenza di una norma inserita nel decreto legge sulla coesione approvato ieri dal consiglio dei ministri e che obbliga i «committenti», chi cioè dà incarico ad un’impresa di effettuare un lavoro edile, di verificare che il costo della manodopera sostenuto per la ristrutturazione sia “congruo” rispetto al valore complessivo dei lavori. Si tratta in realtà di una norma che già esiste da qualche anno, ma che fino ad oggi era sostanzialmente senza sanzioni. O meglio, le multe scattavano soltanto nel caso in cui il valore dell’appalto fosse superiore ai 500 mila euro. Con il decreto coesione questa soglia viene abbassata a 70 mila euro, il costo medio della ristrutturazione di un appartamento. La dichiarazione di “congruità” dovrà essere firmata e presentata dal direttore dei lavori, in genere l’architetto o l’ingegnere che hanno redatto il progetto. Se invece il committente non si avvale dell’aiuto dei professionisti, dovrà predisporre di persona l’attestato di “congruità”. Cosa accade se non lo fa? Va incontro ad una sanzione fino a 5 mila euro.

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