«Ho provato un grande dolore, la parola "lucrare" io non la conosco nemmeno. Poi però mi sono sentita più forte. Ho capito che quelle persone vorrebbero che io non andassi...
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«Quegli insulti li avevo già ricevuti via internet - ha spiegato la signora in collegamento da Napoli - mi erano familiari, sono le stesse persone che hanno organizzato l'agguato del 3 maggio perché in mezzo a quegli striscioni ce n'era uno che sosteneva De Santis», ha aggiunto la signora Leardi aggiungendo che la cosa che più le ha fatto male è stato leggere la parola "lucro".
«E una parola che non conosciamo - ha spiegato la mamma di Ciro Esposito - noi siamo persone semplici che con grandi sacrifici abbiamo tirato su i nostri figli. Poi però mi sono rafforzata, ho pensato che quelle persone non vogliono che io vada avanti, ma io vado avanti lo stesso».
La signora Leardi ha ribadito «che i proventi del libro andranno all'associazione "Ciro vive", che si muove già in tutto il mondo portando parole di serenità e di pace. Certamente i proventi saranno devoluti a vari ospedali e vari progetti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero