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L’attacco alla Lega Calcio è frontale: «La risposta della Lega sul rinvio della nostra partita con il Napoli dopo quello di Juve-Napoli? Non voglio commentarla perché è più ridicola della decisione originale. Le uniche motivazioni per cui sono state prese alcune decisioni non sono raccontabili. Immaginate cosa può succedere se si applicasse questa regola fino a fine anno, cioè che due squadre, quando non sono coinvolte le coppe, possono mettersi d’accordo per il rinvio di una gara». A parlare è il Ceo Fienga, uscendo dalla palazzina H del Coni, dove poco prima aveva presenziato all’udienza sul caso Diawara: «Noi stiamo pensando a fare il nostro campionato e a spingere perché non ci siano episodi in cui ci siano comportamenti parziali e soggettivi all’interno di una Lega che ha delle enormi lacune nella governance e nella gestione». Un affondo nei confronti dell’élite del nostro calcio che vede il club giallorosso - come sta accadendo per la questione dei diritti tv (con Juve, Milan, Inter e Napoli, che spingono per accettare l’offerta da 840 milioni presentata da Dazn insieme a Tim mentre i giallorossi sono sul versante opposto) - sempre di più all’opposizione.
DOPPIO KO
A Trigoria vanno avanti anche se nel giro di poche ore due sono costretti ad incassare due colpi bassi.
SCONTRO IN AULA
Purtroppo per la Roma la decisione presa è stata la prima. Uno dei punti che ha tenuto banco è stato il concetto di ‘buona fede’. A fronte dell’assunto portato avanti dall’avvocato Conte, il legale dei gialloblù, Fanini, oltre a presentare una memoria scritta su Roma-Spezia, ha sottolineato che se la recidiva avviene dopo 4 mesi (riferimento allo 0-3), anche se la fattispecie è diversa, non si può più invocare la buona fede ma si tratta di incapacità. A posteriori, quindi, l’errore di Gombar (presente ieri, a disposizione della Corte che non ha ritenuto necessario ascoltarlo) condiviso con la staff tecnico contro i liguri a gennaio, è stata la mazzata definitiva alle poche possibilità di vittoria che a Trigoria nutrivano. In aula, poi, è stata ricostruita anche la storia dell’alert. Nonostante sia stato appurato come il funzionario della Lega, Marino, abbia fuorviato la Roma, l’errore a priori commesso dalla società è stato considerato più grave. In quest’ottica è stato fatto riferimento, nonostante la diversità dei casi (contro il Verona la Roma aveva 4 slot liberi), a quanto accaduto in Sassuolo-Pescara nel 2016 (dove gli emiliani fecero giocare Ragusa, non ancora tesserato) visto che in entrambi i casi i calciatori tecnicamente non erano arruolabili. Tesi ribadita dall’avvocato Rossi, procuratore Nazionale. Il finale, scontato, poco dopo le ore 20: 3-0 confermato. Fonseca rimane con 50 punti.
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Il Messaggero