Roma, attacco frontale alla Lega per il caso Diawara e il rinvio di Juve-Napoli: «Risposte ridicole»

Dan e Ryan Friedkin
di Stefano Carina
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Martedì 16 Marzo 2021, 07:30

L’attacco alla Lega Calcio è frontale: «La risposta della Lega sul rinvio della nostra partita con il Napoli dopo quello di Juve-Napoli? Non voglio commentarla perché è più ridicola della decisione originale. Le uniche motivazioni per cui sono state prese alcune decisioni non sono raccontabili. Immaginate cosa può succedere se si applicasse questa regola fino a fine anno, cioè che due squadre, quando non sono coinvolte le coppe, possono mettersi d’accordo per il rinvio di una gara». A parlare è il Ceo Fienga, uscendo dalla palazzina H del Coni, dove poco prima aveva presenziato all’udienza sul caso Diawara: «Noi stiamo pensando a fare il nostro campionato e a spingere perché non ci siano episodi in cui ci siano comportamenti parziali e soggettivi all’interno di una Lega che ha delle enormi lacune nella governance e nella gestione». Un affondo nei confronti dell’élite del nostro calcio che vede il club giallorosso - come sta accadendo per la questione dei diritti tv (con Juve, Milan, Inter e Napoli, che spingono per accettare l’offerta da 840 milioni presentata da Dazn insieme a Tim mentre i giallorossi sono sul versante opposto) - sempre di più all’opposizione.

DOPPIO KO
A Trigoria vanno avanti anche se nel giro di poche ore due sono costretti ad incassare due colpi bassi. Il primo, riguardante il mancato posticipo del match col Napoli. Il secondo, preventivato, il rigetto del ricorso sul caso Diawara. Anche l’appello davanti al Collegio di Garanzia dello Sport, non è andato a buon fine. Confermato il 3-0 a tavolino di Verona. Si conclude così quella che già all’inizio, veniva considerata una mission impossibile. La Roma ci ha provato, sottolineando a più riprese e in più aule come la sanzione ricevuta per l’errore di non aver inserito nella lista il guineano fosse iniqua e sproporzionata rispetto al fatto, mancando tra l’altro l’elemento del dolo. Tuttavia anche l’organo che viene considerato la Cassazione dello sport, presieduto dall’ex ministro Frattini, ha respinto il ricorso.

Il club, rappresentato ieri dal Ceo Fienga e dall’avvocato Conte, aveva chiesto che la norma fosse dichiarata ‘carente in legittimità’. A quel punto il Collegio poteva fare tre cose: 1) Rigettare l’istanza 2) Modificare la norma e cambiare di conseguenza la sanzione 3) Sospendere il procedimento, rimandarlo alla Figc che ha al suo interno un articolo che permette alla Corte Federale d’Appello di rideterminare l’equità della sanzione.

SCONTRO IN AULA
Purtroppo per la Roma la decisione presa è stata la prima. Uno dei punti che ha tenuto banco è stato il concetto di ‘buona fede’. A fronte dell’assunto portato avanti dall’avvocato Conte, il legale dei gialloblù, Fanini, oltre a presentare una memoria scritta su Roma-Spezia, ha sottolineato che se la recidiva avviene dopo 4 mesi (riferimento allo 0-3), anche se la fattispecie è diversa, non si può più invocare la buona fede ma si tratta di incapacità. A posteriori, quindi, l’errore di Gombar (presente ieri, a disposizione della Corte che non ha ritenuto necessario ascoltarlo) condiviso con la staff tecnico contro i liguri a gennaio, è stata la mazzata definitiva alle poche possibilità di vittoria che a Trigoria nutrivano. In aula, poi, è stata ricostruita anche la storia dell’alert. Nonostante sia stato appurato come il funzionario della Lega, Marino, abbia fuorviato la Roma, l’errore a priori commesso dalla società è stato considerato più grave. In quest’ottica è stato fatto riferimento, nonostante la diversità dei casi (contro il Verona la Roma aveva 4 slot liberi), a quanto accaduto in Sassuolo-Pescara nel 2016 (dove gli emiliani fecero giocare Ragusa, non ancora tesserato) visto che in entrambi i casi i calciatori tecnicamente non erano arruolabili. Tesi ribadita dall’avvocato Rossi, procuratore Nazionale. Il finale, scontato, poco dopo le ore 20: 3-0 confermato. Fonseca rimane con 50 punti.

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