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Fabiana, una studentessa che spesso si sposta con le bici a noleggio, racconta: «L’altro giorno ho fatto una pazzia, un gesto rivoluzionario: ho messo nel cestino la busta con la spesa, invece di usarlo per i rifiuti come fanno tutti». E del resto quel contenitore montato sulla ruota anteriore o posteriore, che non a caso si chiama cestino, quale altra funzione dovrebbe avere? È evidente che serve a contenere la spazzatura, vista anche l’assenza di recipienti alternativi sia nel centro storico che negli altri quartieri della città. I canestrelli delle bici vanno dunque intesi come l’ultima trovata della Capitale in fatto di arredo urbano, sostituisce le cosiddette urne cinerarie, i supporti con il sacco di plastica trasparente (amatissimi dai gabbiani) e tutte le altre invenzioni di design destinate alla raccolta della monnezza. Nelle ceste su due ruote si possono trovare lattine e cartacce, ma anche spazzole, scarpe vecchie, mascherine usate, ombrelli. E cacca di cane, come è successo di recente alla virologa Ilaria Capua (lei su Twitter se ne è detta stupita, ma solo perché non è romana: non c’è abituata). Il guaio è che il ciclista, prima di mettersi in movimento, si sente in dovere di liberare dal carico di rusco il mezzo noleggiato, e dove lo butta? Per strada? Per fortuna, una soluzione spesso la trova: basta guardarsi intorno e con un po’ di buona sorte si può individuare un’altra bici con un altro cestino. Il passarifiuti, nuovo gioco di società inventato a Roma.
pietro.piovani@ilmessaggero.it
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