E’ scontro sull’escavo del porto-canale di Fiumicino. La pesca infatti punta il dito indice sull’Autorità di sistema portuale e la ritiene responsabile di...
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IL COMPARTO SUL PIEDE DI GUERRA
«E’ stata consumata l’ennesima beffa nei confronti della categoria che da sempre rappresenta una grossa fetta dell’economia di Fiumicino – commenta Gennaro Del Prete, presidente della cooperativa Pesca Romana –. Sono anni che lanciamo il grido di allarme per risolvere il problema del basso fondale che danneggia scafi e eliche dei nostri pescherecci. Dalla planimetria allegata al decreto si evince che il dragaggio esclude punti vitali e soprattutto a rischio navigazione del canale. Stiamo parlando della “barra” di sabbia allo sbocco e del tratto di fiume compreso tra il ponte “2 giugno” e la passerella». La barra all’imboccatura è il tallone d’Achille del porto-canale e non solo la flotta peschereccia ma anche per rimorchiatori e imbarcazioni a vela la cui chiglia viene messa a dura soprattutto in questo periodo di secca del fiume. Si è ignorato che il tratto di canale a monte della passerella viene utilizzato dalla flotta per ormeggiare in sicurezza in condi-meteo-marine avverse.
DEL PRETE: «L’ESCAVO DI 20MILA METRI CUBI SERVE A POCO»
«L’Autorità mostra di nuovo tanta incapacità nel gestire la sicurezza della navigazione all’interno del porto dove il fondale oggi oscilla dai 2 ai 3 metri - aggiunge con tono infuriato Del Prete –. Non riusciamo a capire perché alla fine il nostro comparto finisce per essere sempre penalizzato: per governare un peschereccio servono circa 4 metri. Rimuovere 20mila metri cubi dall’alveo non serve a nulla è solo uno sperpero di danaro. Riteniamo che per navigare tranquilli, nei prossimi anni, devono essere prelevati almeno 250mila metri cubi di detriti nel tratto tra il 2 giugno e la foce». L’Autorità ha probabilmente avuto il problema su dove smaltire i fanghi e una delle due vasche di colmata, costruita davanti alla stazione di pompaggio della Raffineria in viale della Pesca, non può ospitare oggi più di 20mila metri cubi. I lupi di mare hanno proposto di utilizzare anche l’altra vasca, utilizzata per far decantare l’acqua di scolo dai detriti rimossi dalla draga impegnata nell’escavo.
I PESCHERECCI COSTRETTI A LIMITARE IL RIFORNIMENTO
«Per lo stoccaggio dei fanghi – prosegue – si poteva procedere a impermeabilizzare anche il secondo bacino, costruendo vicino una mini vasca di decantazione. Questa soluzione non è stata presa in considerazione dall’inutile Autorità che dovrebbe operare per migliorare l’attività che si svolge nel porto, compresa quella dei rimorchiatori». La maggior parte dei pescherecci oggi sono costretti a limitare il pieno di carburante per non appesantire gli scafi che corrono il rischio di incagliarsi sul fondo limaccioso, soprattutto a ridosso delle banchine. Gli armatori non ci stanno e garantiscono che le spese dei danni che subiranno in futuro gli scafi verranno affidate alle casse dell’Autorità. Non è esclusa anche una forma di protesta.
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Il Messaggero