Dragaggio del porto-canale di Fiumicino, i lupi di mare accusano l'Autorità portuale

Il dragaggio del porto-canale di Fiumicino
di Umberto Serenelli
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Sabato 20 Luglio 2019, 12:58

E’ scontro sull’escavo del porto-canale di Fiumicino. La pesca infatti punta il dito indice sull’Autorità di sistema portuale e la ritiene responsabile di aver appaltato il dragaggio solo per un tratto di circa 400 metri. Nel decreto dell’Authority, firmato dal presidente Francesco Maria di Majo, prevista la rimozione di detriti nello specchio acque della darsena e in parte nella Fossa Traianea: dalla passerella a circa 100 metri dalla foce con la rimozione di poco meno di 20mila metri cubi di detriti. Iniziate lo scorso sabato dalla draga della società Sportiello, le operazioni di prelievo dal fondale hanno fatto scattare la rabbia del comparto che ha messo sotto accusa l’operato dell’Autorità.
 



IL COMPARTO SUL PIEDE DI GUERRA
«E’ stata consumata l’ennesima beffa nei confronti della categoria che da sempre rappresenta una grossa fetta dell’economia di Fiumicino – commenta Gennaro Del Prete, presidente della cooperativa Pesca Romana –.  Sono anni che lanciamo il grido di allarme per risolvere il problema del basso fondale che danneggia scafi e eliche dei nostri pescherecci. Dalla planimetria allegata al decreto si evince che il dragaggio esclude punti vitali e soprattutto a rischio navigazione del canale. Stiamo parlando della “barra” di sabbia allo sbocco e del tratto di fiume compreso tra il ponte “2 giugno” e la passerella». La barra all’imboccatura è il tallone d’Achille del porto-canale e non solo la flotta peschereccia ma anche per rimorchiatori e imbarcazioni a vela la cui chiglia viene messa a dura soprattutto in questo periodo di secca del fiume. Si è ignorato che il tratto di canale a monte della passerella viene utilizzato dalla flotta per ormeggiare in sicurezza in condi-meteo-marine avverse.
 
DEL PRETE: «L’ESCAVO DI 20MILA METRI CUBI SERVE A POCO»
«L’Autorità mostra di nuovo tanta incapacità nel gestire la sicurezza della navigazione all’interno del porto dove il fondale oggi oscilla dai 2 ai 3 metri - aggiunge con tono infuriato Del Prete –. Non riusciamo a capire perché alla fine il nostro comparto finisce per essere sempre penalizzato: per governare un peschereccio servono circa 4 metri. Rimuovere 20mila metri cubi dall’alveo non serve a nulla è solo uno sperpero di danaro. Riteniamo che per navigare tranquilli, nei prossimi anni, devono essere prelevati almeno 250mila metri cubi di detriti nel tratto tra il 2 giugno e la foce». L’Autorità ha probabilmente avuto il problema su dove smaltire i fanghi e una delle due vasche di colmata, costruita davanti alla stazione di pompaggio della Raffineria in viale della Pesca, non può ospitare oggi più di 20mila metri cubi. I lupi di mare hanno proposto di utilizzare anche l’altra vasca, utilizzata per far decantare l’acqua di scolo dai detriti rimossi dalla draga impegnata nell’escavo.
 
I PESCHERECCI COSTRETTI A LIMITARE IL RIFORNIMENTO
«Per lo stoccaggio dei fanghi – prosegue – si poteva procedere a impermeabilizzare anche il secondo bacino, costruendo vicino una mini vasca di decantazione. Questa soluzione non è stata presa in considerazione dall’inutile Autorità che dovrebbe operare per migliorare l’attività che si svolge nel porto, compresa quella dei rimorchiatori».  La maggior parte dei pescherecci oggi sono costretti a limitare il pieno di carburante per non appesantire gli scafi che corrono il rischio di incagliarsi sul fondo limaccioso, soprattutto a ridosso delle banchine. Gli armatori non ci stanno e garantiscono che le spese dei danni che subiranno in futuro gli scafi verranno affidate alle casse dell’Autorità. Non è esclusa anche una forma di protesta.
 

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