Raggi mette l'ad di Atac sul banco degli imputati: «Giunta tenuta all'oscuro»

Raggi mette l'ad di Atac sul banco degli imputati: «Giunta tenuta all'oscuro»
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Virginia Raggi non ne sapeva nulla, gli assessori nemmeno (a partire da Linda Meleo, titolare dei Trasporti), i consiglieri di maggioranza idem, i dirigenti figuriamoci. L'aut aut del ministero, per bocca della Motorizzazione, ad Atac è stata una doccia fredda, ghiacciata per tutti. E adesso, tra grida e sussurri, in Campidoglio è finito sul banco degli imputati Paolo Simioni, il deus ex machina di Atac, il manager a cui viene riconosciuta «un'autonomia fuori dal normale».


NEL MIRINO
Il presidente-amministratore delegato-direttore generale della municipalizzata non aveva informato il Comune di questo intoppo che va avanti ormai da sei mesi. La sindaca ha appreso la notizia della lettera lunedì in giunta quando i suoi collaboratori le hanno portato un foglio, lei lo ha letto in silenzio, sgranando gli occhi. «E' una cosa di Atac». Dopo pochi minuti ecco la prima agenzia di stampa: «Stop concessione del trasporto pubblico ad Atac». E così è partita la rumba. «Il panico per almeno due ore», ricorda Pietro Calabrese, vicepresidente della commissione Trasporti. «Ora vogliamo incontrare l'ad - sottolinea Enrico Stefàno, presidente della Commissione e assessore ombra ai Trasporti nel M5S - è inutile negare che ci sia stato più di qualche problema. Superficialità? Certi fatti parlano da soli. Non voglio buttare la croce addosso a nessuno, ma diciamo che tengo per me la mia opinione sulla faccenda». La maggioranza pentastellata ora vuole un confronto con Simioni perché gli incidenti di percorso iniziano ad essere un po' troppi e tutti in Comune sanno che la quiete di questi ultimi mesi può essere minata solo da due fatti. Il primo riguarda il processo di Raggi (argomento che spaventa, ma non troppo anche in caso di condanna), ma il secondo, ben più devastante, è la tenuta di Atac e del servizio pubblico. «L'unica vera cosa che ci può fare davvero molto male», spiegano fonti qualificate del Campidoglio.

LA TASK FORCE

Raggi l'ha presa così male questa leggerezza da non voler incontrare ieri mattina Simioni. Il ruolo di ambasciatore, in questo caso di guerra, è toccato al direttore generale del Comune Franco Giampaoletti che ieri mattina ha varcato i cancelli di via Prenestina per un summit molto netto con Simioni. Alla fine del quale è stata scelta la «toppa» da piazzare: oggi tutti al ministero per la richiesta di «congelamento» della pratica. Rimane un altro solco tra il silenzioso e potente manager fidatissimo dell'ex assessore Massimo Colomban e il resto della truppa M5S. Presto al capolinea potrebbero non scendere solo gli autisti dell'Atac.
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Il Messaggero