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Ieri Giovanni Quarzo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Assemblea capitolina, ha denunciato che «il nuovo Cda di Ama, nella sua prima seduta, ha approvato per la futura macrostruttura l’assunzione di sei nuovi dirigenti». E se non bastasse, «è stato chiesto anche il distacco per la segreteria tecnica di un dirigente pubblico che guadagna 160mila euro». Parole rimbombate in Aula poco dopo che Roberto Gualtieri aveva illustrato i punti principali del suo piano di rifiuti. E i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, hanno alzato gli occhi al cielo sentendo il collega, anche perché tutti sanno che la realizzazione della strategia del sindaco-commissario - il termovalorizzatore, la differenziata al 70 per cento e l’abbattimento delle emissioni di Co2 - passa proprio per il rilancio della municipalizzata dei rifiuti. Oggi emblema di una Roma perennemente in preda dell’emergenza rifiuti.
La crisi
Per completezza di informazione, va detto che in Italia poche utility dei rifiuti sono costrette a lavorare nello scenario in cui opera Ama: con soltanto tre impianti di sua proprietà (dei quali uno, il Tmb di Rocca Cencia, commissariato dalla magistratura, e un altro, quello per il compostaggio a Maccarese chiuso per manutenzione); in un territorio, il Lazio, dove sono in funzione solo due discariche; costretto a pagare per smaltire ogni tonnellata dei suoi rifiuti oltre 200 euro.
Per capire come funziona Ama è utile riportare le stesse parole pronunciate da Gualtieri, mentre presentava il suo piano rifiuti: «Oggi assistiamo alle macchine madri di Ama in alcuni punti della città che restano in attesa di essere riempite con uno spreco di tempo e risorse, rendendo il servizio carente, senza dimenticare che attualmente c’è difficoltà ad intercettare alcune frazioni come plastica, vetro, ferro, verde e organico. Per quest’ultimo il 33 per cento delle postazioni su strada oggi non permette la sua raccolta». E non potrebbe essere diversamente: le piante per i giri di raccolta sono state redatti 30 anni fa, nonostante in questo lasso di tempo siano nati altri pezzi della città.
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Il Messaggero