Roma, differenziata in tilt: guasti ai furgoni e i turni di raccolta gestiti male. Emergenza infinita per l'Ama

L’azienda ha precettato ad agosto dirigenti e capisquadra per fronteggiare la nuova crisi

L’azienda ha precettato ad agosto dirigenti e capisquadra per fronteggiare la nuova crisi
di Francesco Pacifico
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Venerdì 5 Agosto 2022, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 08:37

Ieri Giovanni Quarzo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Assemblea capitolina, ha denunciato che «il nuovo Cda di Ama, nella sua prima seduta, ha approvato per la futura macrostruttura l’assunzione di sei nuovi dirigenti». E se non bastasse, «è stato chiesto anche il distacco per la segreteria tecnica di un dirigente pubblico che guadagna 160mila euro». Parole rimbombate in Aula poco dopo che Roberto Gualtieri aveva illustrato i punti principali del suo piano di rifiuti. E i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, hanno alzato gli occhi al cielo sentendo il collega, anche perché tutti sanno che la realizzazione della strategia del sindaco-commissario - il termovalorizzatore, la differenziata al 70 per cento e l’abbattimento delle emissioni di Co2 - passa proprio per il rilancio della municipalizzata dei rifiuti. Oggi emblema di una Roma perennemente in preda dell’emergenza rifiuti.

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La crisi

Per completezza di informazione, va detto che in Italia poche utility dei rifiuti sono costrette a lavorare nello scenario in cui opera Ama: con soltanto tre impianti di sua proprietà (dei quali uno, il Tmb di Rocca Cencia, commissariato dalla magistratura, e un altro, quello per il compostaggio a Maccarese chiuso per manutenzione); in un territorio, il Lazio, dove sono in funzione solo due discariche; costretto a pagare per smaltire ogni tonnellata dei suoi rifiuti oltre 200 euro.

Ma le giustificazioni finiscono qui. L’ultimo bilancio dell’azienda parla di un utile di 944 mila euro, ma la chiusura è stata positiva perché l’ex amministrazione Raggi ha garantito capitale (cioè soldi pubblici) per 350 milioni. Senza contare che ogni anno il Comune dà, attraverso il contratto di servizio, oltre 760 milioni ad Ama per la spazzatura delle strade e la raccolta dei rifiuti. E tanto basta per capire sia quanto sia facile in via Calderon de La Barca far quadrare i conti sia quanto sia scadente il rapporto tra costo e qualità del servizio. Nel prossimo piano industriale il Comune è pronto a investire 290 milioni di euro per comprare i nuovi compattatori e “squaletti”. Ma potrebbero non bastare dopo che Arera, l’authority sui rifiuti, ha imposto alle aziende del settore di cambiare i camion ogni 8 anni. Via Calderon de La Barca, di conseguenza, dovrà rinnovare la metà del parco mezzi. Intanto quelli esistenti restano fermi anche settimane per manutenzione. Non va meglio sul fronte dell’organico: ci sono poco più di 7mila dipendenti, non tantissimi per una megalapoli come Roma, ma che risultano ancora meno se si pensa che oltre 1.600 sono “inidonei”, cioè personale che per motivi di salute non può svolgere i compiti più faticosi. Ma anche su fronte al danno si aggiunge la beffa: quando l’azienda ha ripreso dopo un decennio le visite di controllo, si è scoperto che 300 di loro erano guariti. In questi giorni i sindacati lamentano che le maestranze, visti i tanti sacchetti abbandonati in strada e non raccolti, sono stanche di alzare con le mani la spazzatura. Ma questa è soltanto una faccia della medaglia: l’assenteismo sfiora il 15 per cento. A Natale, per ridurlo e realizzare il sogno di Gualtieri di pulire Roma per Natale, la municipalizzata ha dovuto concedere un premio fino a 360 euro per chi rinunciava alle ferie. Stessa filosofia, con un bonus di oltre 200 euro, è stata applicata la scorsa settimana per trovare netturbini e operai nel weekend.

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Per capire come funziona Ama è utile riportare le stesse parole pronunciate da Gualtieri, mentre presentava il suo piano rifiuti: «Oggi assistiamo alle macchine madri di Ama in alcuni punti della città che restano in attesa di essere riempite con uno spreco di tempo e risorse, rendendo il servizio carente, senza dimenticare che attualmente c’è difficoltà ad intercettare alcune frazioni come plastica, vetro, ferro, verde e organico. Per quest’ultimo il 33 per cento delle postazioni su strada oggi non permette la sua raccolta». E non potrebbe essere diversamente: le piante per i giri di raccolta sono state redatti 30 anni fa, nonostante in questo lasso di tempo siano nati altri pezzi della città.

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