Vince la linea Muraro, anche in assenza della diretta interessata, con Stefano Bina sempre più verso le «dimissioni indotte», come scherza un consigliere...
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LA TELEFONATA
A Palazzo Senatorio arrivano i vertici aziendali, con Bina e l'amministratore unico Antonella Giglio, l'assessore alle partecipate Massimo Colomban, e i parlamentari dell'M5S Vignaroli, Daga, Fraccaro e Bonafede, oltre ad alcuni consiglieri comunali pentastellati, in primis il presidente della commissione ambiente Daniele Diaco. Presenti anche Salvatore Romeo e Raffaele Marra, secondo alcuni i veri ispiratori della nuova macrostruttura. Bina, in attesa di conoscere la sorte politica della Muraro, sembra aver messo da parte l'intenzione di dimettersi subito: si racconta di una telefonata arrivata dalla Casaleggio e associati, che aveva benedetto la nomina del manager lombardo, per chiedere alla sindaca di prendere tempo e valutare una possibile riconferma del direttore generale dell'Ama, il cui mandato scadrebbe comunque il 31 dicembre.
LA SFIDA
Ma la Raggi non vuole sentire ragioni: spera ancora di reinserire la Muraro in squadra, e spinge per un addio immediato di Bina, reo di aver «fatto la guerra» all'assessora, fedelissima della sindaca. Tanto che la stessa Giglio scende in campo, assumendosi la responsabilità della nuova macrostruttura che avrebbe deciso autonomamente, spiega la nuova amministratrice unica, «per rispondere a principi cardine basilari di razionalizzazione ed efficienza». Una precisazione che serve a depotenziare una delle armi polemiche utilizzabili contro la gestione della Muraro.
IL PASSO INDIETRO
E così Bina sembra ormai destinato all'addio, a meno di sorprese dell'ultima ora. Dal Campidoglio fanno sapere che «il direttore generale di Ama manterrà il suo incarico fino al 31 dicembre, data della scadenza prevista del suo mandato». Ma è probabile che, vistosi messo all'angolo, il manager decida di andar via subito, creando un nuovo vuoto nella catena di comando del settore dei rifiuti, vero punto debole di questi primi sei mesi di amministrazione pentastellata. Tanto che proprio ieri l'Ama ha pubblicato il bando di selezione per il nuovo direttore generale, che dovrà avere «una significativa esperienza di almeno cinque anni in posizioni apicali in primarie società industriali e di servizi (pubbliche o private) di significativa rilevanza nazionale o regionale del medesimo settore». Vista la tempistica, un evidente avviso di sfratto per Bina.
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Il Messaggero