Il vertice lampo viene convocato a casa del sottosegretario Vito Crimi, in pieno centro storico, dietro la Camera, nel primo pomeriggio. Ai capigruppo Francesco D’Uva e...
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Governo, Giuseppe Conte chiede aiuto a Mattarella. L'assist di Beppe Grillo: «Basta liti»
LE DISCUSSIONI
Nel salotto di casa Crimi ci sono anche Riccardo Fraccaro, ministro per le Riforme, e Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Di Maio, in camicia blu e con gli auricolari del cellulare ben ficcati alle orecchie, è scuro in volto. Scende dall’auto blu tesissimo e si infila nel portone. Dentro, in un momento si sfogo, ripeterà un concetto semplice: «Non posso non fare il vicepremier, non è un mio capriccio personale, ma una questione politica». In poche parole, dice il giovane leader pentastellato, se gli dovesse toccare un ministero “qualsiasi”, magari anche di peso, «perderei la guida del Movimento». Facile immaginare ad appannaggio di chi: di Giuseppe Conte.
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GLI ATTACCHI
Sono ore complicate per «Luigi». Ci si mettono pure i sentimenti. L’Agenzia Adnkronos scova Giovanna Melodia, l’ex fidanzata del vicepremier, conosciuta ai tempi delle regionali in Sicilia: «No, non parteciperò alla prossima votazione online su Rousseau: andava fatta prima di sedersi al tavolo con il Pd. Ieri era già troppo tardi!». Ora, la situazione è grave e forse pure seria. Il voto sulla piattaforma di Davide Casaleggio è atteso per martedì. E gira molta tensione su questo passaggio che dovrebbe sciogliere (politicamente) le riserve del Conte prima di salire al Colle con la lista dei ministri: «Ai nostri non piace il Pd, sarà davvero imprevedibile», dicono i partecipanti al conclave. Non aiuta, se è per questo, nemmeno l’uscita mattutina di Alessandro Di Battista. Il sub-comandante di Roma Nord di prima mattina batte un colpo con un post su Facebook. Tanti deputati grillini appena lo leggono, commentano con sarcasmo: «C’è Dibba, c’è Dibba: è il nostro influencer». Al di là delle battute, l’ex parlamentare torna a bombardare sull’accordo con il Pd e con la scusa di difendere l’uscita del fratello (ex?) Di Maio scrive: «Il paradosso del Pd è che chiama ultimatum le idee del M5S». «Oltretutto - continua - nei 20 punti presentati ieri ci sono quelle riforme che il Pd e i suoi derivati hanno promesso per 20 anni senza mai realizzarle preferendo cedere agli ultimatum (quelli veri) di Berlusconi». Il Pd, continua Dibba, «si dovrebbe preoccupare degli ultimatum che gli hanno dato ripetutamente milioni di elettori o ex-elettori».
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IL VIDEO Al vertice a casa di Crimi gira che siano “collegati” conference call anche il ministro Alfonso Bonafede e Di Battista.
Il Messaggero