Robinho condannato a 9 anni per stupro, la Cassazione conferma. Ci sarà l’estradizione dal Brasile?

Robinho condannato per stupro, la Cassazione conferma 9 anni di carcere per l'ex milanista
Confermata dalla Corte di Cassazione di Roma la condanna di Robinho e del suo amico Ricardo Falco a nove anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo su una...

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Confermata dalla Corte di Cassazione di Roma la condanna di Robinho e del suo amico Ricardo Falco a nove anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo su una ragazza: quest'ultima nel 2013 aveva 23 anni. Come riportano i media brasiliani, Robinho non rischia il carcere nel suo paese.

 

 

Robson de Souza Santos, detto Robinho, è stato condannato in via definitiva per il reato di stupro di gruppo avvenuto nove anni fa a Milano. La sentenza lo riconosce colpevole: dovrà scontare perciò la pena di 9 anni di reclusione. Insieme a lui è stato condannato anche l'amico Ricardo Falco, coinvolto nella violenza sessuale: i due avevano sempre negato di aver commesso il reato e i loro legali hanno più volte ribadito il fatto che non ci fossero prove a sufficienza per non ritenere il loro rapporto con la vittima, una donna albanese, non consensiente. Uno degli avvocati dell'ex calciatore del Milan ha commentato oggi il caso definendolo come "viziato" e reputando il suo assistito "vittima di un massacro da parte dei media".

 

 

Ci sarà l’estradizione dal Brasile?

Dopo la sentenza della Cassazione, che ha reso definitivi i nove anni di carcere per l'ex calciatore Robinho per l'accusa di stupro di gruppo, si apre una nuova partita, quella della estradizione. L'ex stella del Milan si trova infatti da tempo in Brasile. Le autorità brasiliane non consegneranno Robinho all'Italia in quanto la Costituzione federale non consente l'estradizione dei cittadini brasiliani. Tuttavia, se l'Italia emettesse un mandato d'arresto internazionale contro l'ex giocatore, quest'ultimo non potrà recarsi in nessun luogo che abbia un accordo di estradizione con il nostro Paese. Per questa ragione negli ultimi anni l'attaccante non ha potuto mettere piede in quasi 70 nazioni del mondo, tra cui Argentina, Australia, Canada, Stati Uniti, Regno Unito e membri dell'Unione Europea.

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Il Messaggero