Bimba di due anni muore soffocata da un salamino, la famiglia accusa i soccorritori

Di quel pomeriggio in cui ha perso la sua bambina, Beth Ranger ricorda ogni istante. La piccola che diventava cianotica, i soccorsi, i tentativi frenetici di salvarla e...

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Di quel pomeriggio in cui ha perso la sua bambina, Beth Ranger ricorda ogni istante. La piccola che diventava cianotica, i soccorsi, i tentativi frenetici di salvarla e l’ultima decisione, la più difficile: quella di staccare la spina quando ormai era stata dichiarata la morte cerebrale. Mia Atkins, bimba di 2 anni del Kent, in Gran Bretagna, morì soffocata il 30 giugno 2018. Ma a un anno di distanza i genitori sono ancora a caccia della verità: vogliono sapere se la loro piccola poteva essere salvata. Secondo quanto appurato dall’indagine sul decesso, la piccola venne intubata in modo errato. Saranno le ulteriori indagini, i pareri dei medici e infine i giudici a stabilire se qualcosa, e cosa in particolare, è andato storto.


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In quel maledetto pomeriggio d’estate Beth stava preparando la cena mentre i suoi tre figli giocavano. Quando i piccoli hanno iniziato a reclamare la cena, la mamma ha preso dei salamini e glieli ha dati. Poco dopo la tragedia: dalla stanza accanto sono arrivate le urla della sorellina più grande. Mia era diventata cianotica e non respirava. «Le usciva sangue dal naso e dalla bocca» ha ricordato Beth. La donna ha chiamato i soccorsi, ma è riuscita a parlare con qualcuno solo dopo tre tentativi.

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Quando i medici sono arrivati hanno intubato la piccola e l’hanno trasportata al Darent Valley Hospital, nel Kent. Ma, nonostante ogni sforzo, per la piccola era troppo tardi. Il primo luglio i medici ne hanno dichiarato la morte cerebrale e i genitori hanno deciso di staccare la spina. Una tragedia sulla quale ancora aleggia l'ipotesi dell’errore nei soccorsi: da un’indagine è emerso che il tubo endotracheale, che dovrebbe essere posizionato nella trachea per aiutare il paziente a respirare, era nell'esofago, che collega la gola allo stomaco.

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«La piccola è rimasta senza ossigeno sufficiente e in arresto cardiaco per circa 30 minuti, fino a quando non è arrivata in ospedale - ha detto l'avvocato della famiglia, James Weston - Le possibilità di sopravvivenza di Mia sono state ridotte a causa del tubo posizionato in modo errato». Il paramedico del South East Coast Ambulance Service che ha posizionato il tubo è stato interrogato: sostiene di essere certo di aver fatto correttamente il suo lavoro. Adesso non resta che effettuare ulteriori indagini per scoprire se la piccola Mia poteva essere salvata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero