Arianna Meloni: «Faccio da paciere a Fdi. Non mi candido, sono timida e preferisco il dietro le quinte»

La sorella del premier al timone del partito: «I ruoli a chi se li merita»

Arianna Meloni: «Faccio da paciere a Fdi. Non mi candido, sono timida e preferisco il dietro le quinte»
Deve svincolarsi lei, dalla cintura di braccia intrecciate dei militanti in pettorina che la difendono dai cronisti, a muso duro. Eccola, Arianna Meloni, la sorella d'Italia...

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Deve svincolarsi lei, dalla cintura di braccia intrecciate dei militanti in pettorina che la difendono dai cronisti, a muso duro. Eccola, Arianna Meloni, la sorella d'Italia che ha addosso tutti i riflettori qui a Pescara, sulle sponde dannunziane dove Fratelli d'Italia ha allestito il palcoscenico per il grande annuncio, oggi, di Meloni Giorgia, la discesa in campo alle elezioni europee .

 

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Arianna Meloni: «Non mi candido»

«Sì, sarà una gran bella giornata - sospira in spiaggia parlando con Il Messaggero - e non solo per il sole». Giorgia in campo, Arianna no. È sempre stato questo lo schema delle sorelle ai vertici della destra italiana, anche se in tanti ci hanno creduto, a una candidatura della donna-partito che dall'estate scorsa ha una doppia responsabilità a via della Scrofa, la segreteria e le tessere. Invece niente, resterà dietro le quinte, perché preferisce così. «No, non mi candido. E lo dico adesso: non mi candiderò neanche in eventuali suppletive a Roma o nel Lazio». Onorevole sarà lei. «La politica si può fare su diversi piani. E poi io sono fatta così, una timida». Non bisogna crederci troppo, alla remissività di questa veterana che fa scattare tutti come soldatini i colonnelli del partito. Prendi le elezioni europee, la rogna delle liste da scrivere, gli immancabili mal di pancia dei dirigenti sul territorio (coi cacicchi ei capibastone, non ci lotta solo Elly Schlein). C'è una porta a cui bussare: «Parlane con Arianna». E via, tutti in fila di fronte allo studio che un tempo fu di Giorgio Almirante. Ci scherza su, la sorella d'Italia a Pescara. «Mi piace ascoltare, parlare con tutti, quando serve sì, anche fare da paciere». Ma alla fine bisogna tirare una riga. «Cerco di mettere ordine, far rispettare a tutti le regole, altrimenti il ​​partito non lo fai, diventa una casba». Come la mano di Mario Brega, anche la sua po' esse fero e po' esse piuma. È il metodo Meloni, rivendicato dalla sorella premier che si sente assediata dagli “affaristi”, da chi vuole «dare le carte». Ascoltare tutti, decidere da soli. Consigliata dalla “fiamma magica” di cui si fida ciecamente, due o tre persone: il “cervello” del governo Giovanbattista Fazzolari, la segretaria-ombra Patrizia Scurti, «la mia padrona», ammise ridendo all'epoca. Poi ovviamente lei, Arianna.

 

 

«Proteggetela»

Qui in Abruzzo, sotto i tendoni blu montati per il grande annuncio, la “signora delle tessere” di FdI si aggira con la scorta degna di un primo ministro. Niente divise, ma pettorine blu e bianche degli attivisti che hanno avuto una direttiva perentoria dallo staff: «Proteggetela». Da chi, si può immaginare. Monta e si fa rumoroso, il brusio delle polemiche che investono la maggioranza a Roma e ronzano anche qui, fra un palco e l'altro della festa meloniana. Vannacci e le classi separate per gli alunni disabili. L'aborto e gli attivisti pro-vita nei consultori. I tanti distinti sul 25 aprile e l'antifascismo. Salvini che viene a Pescara per il grande annuncio, anzi no, dà forfait, manda solo un video. Ci penserà la premier, nell'arringa europea questa mattina, a prendere il toro per le corna, rispondere colpo su colpo, o almeno provarci. Arianna intanto prende tempo, alza gli occhi al cielo. Preferisci parlare del partito, il moloch di via della Scrofa che cresce e spiega lei, richiede disciplina altrimenti è il caos. «Io sono per la gente che rispetta i ruoli. Nei dipartimenti, nelle strutture, sul territorio. Chi si candida, chi no. Le persone meritevoli avranno ruoli. Cose semplici, no? ». Click: ecco un altro selfie di un attivista liceale che l'ha rincorsa per mezz'ora. È la nuova vita della “grande” Meloni, che dietro le quinte, piaccia o no, non può più starci come ai vecchi tempi. I riflettori si accendono e lei, a dire il vero, non si nega più. Ha iniziato sotto-tono, con qualche comparsata alle assemblee locali del partito, discorsi brevi sul palco, applausi, a porte chiuse. Poi l'esordio, un vero e proprio comizio elettorale a Viterbo, città forte della destra ex missina dove nel 2004 Giorgia vinse il congresso dei giovani contro Carlo Fidanza e diede inizio alla scalata. Qualcuno, vedendola salire sul palco, come oggi farà la premier, ha pensato a un cambio di fase, alle “sorelle in campo”. Invece no, frena la “donna partito” di FdI. «Non sento l'esigenza di avere i riflettori, di candidarmi, va bene così». Per ora.

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Il Messaggero