Uccise e bruciò una donna a Modena, arrestato cuoco napoletano. «Un maniaco seriale»

Maniaco seriale e omicida che avrebbe potuto colpire ancora, se carabinieri e procura di Modena non lo avessero fermato. È questo il profilo attribuito dagli inquirenti a...

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Maniaco seriale e omicida che avrebbe potuto colpire ancora, se carabinieri e procura di Modena non lo avessero fermato. È questo il profilo attribuito dagli inquirenti a Raffaele Esposito, cuoco di 34 anni nato a Napoli, ma residente a Savignano sul Panaro, nel Modenese, accusato di aver ucciso una prostituta romena e poi di averne bruciato il corpo, ma anche di una violenza sessuale e di un tentativo di sequestro di persona, reati commessi ai danni di altre due donne, tutti nel giro di una decina di giorni. 


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Si è dunque risolto il giallo del corpo bruciato e abbandonato nella periferia, rimasto a lungo non identificato, rivelando uno scenario criminale inquietante e una persona «pericolosa, assolutamente priva di controllo e di empatia verso le vittime», scrivono i pm Claudia Natalini e Marco Imperato, che hanno lavorato coordinati dal procuratore capo Lucia Musti. Di più: il comportamento emerso è «quello di un vero e proprio criminale seriale capace di arrivare sino all'omicidio», si legge nella richiesta di custodia cautelare, accolta dal Gip. Il primo fatto, in ordine cronologico, è del 28 agosto, quando Esposito avrebbe violentato, dopo averla bendata e imbavagliata, una donna, sua conoscente, a Zocca, il paese di Vasco Rossi, già teatro, nella zona di confine con Castello di Serravalle, del recente delitto del 16enne Giuseppe Balboni ucciso da un coetaneo.

Poi la notte tra il 29 e il 30 agosto avrebbe ucciso, a Modena, la prostituta 31enne Vasilica Nicoleta Neata, per poi dare fuoco al cadavere nella zona di San Donnino. Infine, il 2 settembre a Savignano sul Panaro Esposito, ha tentato (lo dimostra il video di una telecamera di sorveglianza di un'abitazione) di sequestrare una 18enne che stava camminando per strada. «Se quel sequestro fosse riuscito - le parole di Stefano Nencioni, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Modena - probabilmente all'arrestato non sarebbe rimasta altra soluzione se non quella di uccidere la giovane, che se fosse riuscita a scappare, in un paese così piccolo come Savignano avrebbe immediatamente identificato il responsabile». Una volta interrogato, il 34enne ha riconosciuto la responsabilità della violenza sessuale e anche di aver bruciato il cadavere, ma ha negato di averla uccisa, riferendo che i responsabili del delitto sarebbero due persone di colore spuntate fuori all'improvviso. Una versione che gli inquirenti non ritengono minimamente credibile, definendola fantasiosa.


L'uomo è stato incastrato grazie al sistema Gps dell'auto della figlia della sua compagna, una tecnologia che non sapeva avere in funzione mentre la utilizzava in tutti e tre gli episodi. Inoltre, per dare fuoco al cadavere, ha utilizzato anche un libro scolastico appartenente sempre a una delle due figlie della sua compagna. Elemento, questo, risultato determinante per identificarlo, quando ne è stato trovato un frammento nella catasta.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero