Viterbo, inchiesta "macchina del fango"
Chiesti i rinvii a giudizio per gli indagati

Per Paolo Gianlorenzo chiesto il processo
di Silvana Cortignani
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Giovedì 20 Marzo 2014, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 12:36
Richieste di rinvio a giudizio per dell’ex assessore regionale Angela Birindelli e dell’ex direttore dell’Opinione di Viterbo, Paolo Gianlorenzo. Oltre alla collaboratrice di quest’ultimo Viviana Tartaglini; a Erder Mazzocchi, ex commissario straordinario dell’Arsial; a Roberto Ottaviani, ex direttore dell’assessorato; a Luciano Rossini, impiegato dell’Agenzia delle Entrate; a Sara Bracaloni, dipendente della Asl; all’ex patron della Viterbese calcio, l'imprenditore Giuseppe Fiaschetti.



Tra le accuse c' la corruzione, le minacce, l'appropriazione indebita, oltre all'ingiuria, la concussione, falso, la rivelazione di segreti d’ufficio. Risultatano stralciate le posizioni dell’ex sindaco, Giulio Marini: di Rosalba Robuano, dipendente comunale, e del dirigente della Regione, Giulio Somma.



Questo il qiadro d'insieme per la maxi inchiesta sulla Macchina del fango, scaturita dalle indagini sul presunto sodalizio – articoli al veleno in cambio di inserzioni pubblicitarie - tra l'ex direttore locale dell'Opinione, Gianlorenzo, e l'ex assessore regionale all'agricoltura Birindelli. Il tutto per infangare il rivale politico Francesco Battistoni.



Per gran parte di loro tira duqnue aria di processo. Era la primavera del 2012 quando il caso deflagr in tutta la sua imponenza, allargandosi in breve a macchia d'olio, dal Psr fino alle ultime due edizioni del Vinitaly, con il coinvolgimento dell'allora sindaco Giulio Marini e dell'imprenditore Giuseppe Fiaschetti, oltre che del commissario straordinario dell'Arsial, Erder Mazzocchi. Solo per citare i personaggi pi di spicco. Gli avvisi di fine indagine risalgono al luglio scorso e nel frattempo alcune posizioni, tra cui quella dell'ex sindaco, hanno preso la strada dell'archiviazione.



Per gli altri, da mesi, si attendeva la “limatura&rifinitura” del fascicolo aperto dal pubblico ministero Massimiliano Siddi, alla luce di quanto emerso e riscontrato a seguito dei successivi interrogatori. Ultimo atto, per l'appunto, la richiesta di rinvio a giudizio. Questione di giorni, se non di ore per arrivare alla firma sotto i provvedimenti di cristallizzazione dell'indagine, a distanza di due anni dall'avvio dell'inchiesta affidata al nucleo di polizia giudiziaria della Stradale.



Sarebbe dunque tempo di tirare le somme anche relativamente all'altra inchiesta che riguarda Gianlorenzo, indagato assieme all'ex capogruppo regionale del Pdl, Franco Fiorito, per le fatture false della rimborsopoli regionale, diventate ulteriore occasione per infangare l'odiato nemico Battistoni. Per screditarlo, la Birindelli si sarebbe accordata con Gianlorenzo per la “macchina del fango”, promettendo al giornalista di stanziare 18mila euro con un'apposita delibera a favore del suo quotidiano, per pubblicizzare iniziative dedicate al settore ovicaprino. I reati contestati a varuio titolo vanno dalla tentata estorsione alla corruzione, alle minacce, fino all’appropriazione indebita. Ancora, tra le accuse, detenzione abusiva di arma, ingiuria, concussione (tentata e non), falso, rivelazione di segreti d’ufficio, abuso d’ufficio, peculato.
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