Terni, aborto. Medici cattolici in difesa del vescovo Soddu:«Ecografia con battito deve far parte del consenso informato»

Terni, aborto. Medici cattolici in difesa del vescovo Soddu:«Ecografia con battito deve far parte del consenso informato»
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Venerdì 15 Settembre 2023, 17:06

TERNI Continua il braccio di ferro fra chi sostiene le posizioni del vescovo Francesco Antonio Soddu, che nei giorni scorsi aveva apertamente invitato tutti a sostenere la raccolta firme di Pro Vita in cui si chiede che i medici siano obbligati a far vedere il battito fetale alla donna in procinto di abortire, e quelli che le considerano una grave ingerenza nella libertà di autodeterminazione.

Fra i primi, l'Associazione Medici Cattolici Italiani della sezione di Terni.

«Esprimiamo la solidale condivisione della proposta fatta dal nostro vescovo di Terni, Narni, Amelia a tutta la sua comunità ecclesiale in merito alla raccolta di firme a favore della proposta di legge di Iniziativa Popolare per “Un cuore che batte”. L’appello di monsignor Francesco Antonio Soddu richiama con chiarezza i fondamenti per un impegno a sostegno della vita nascente e, al contempo, della stessa libertà di scelta della donna-madre. Anzi, ne definisce i termini per una scelta veramente libera e informata: riconoscere la presenza reale di un essere vivente nel suo utero, il figlio, già in possesso di tutte le sue caratteristiche umane, con il suo cuore che batte indipendentemente da quello della madre.

Non è il figlio un’appendice del suo corpo, come viene da qualcuno fatto credere!


Tutto questo, che l’esame ecografico riesce ad evidenziare fin dal primo trimestre di gravidanza, deve essere
oggetto del “consenso informato” condotto e formulato dal medico al fine di dare maggiore consapevolezza alla donna, così da consentirle una decisione nel vero rispetto della sua piena libertà.

Purtroppo la prassi dei medici ecografisti nel percorso di interruzione volontaria di gravidanza, generalmente, non rispetta questo fondamentale diritto della donna ad un consenso informato integrale, come sarebbe già richiesto dal
codice deontologico. Tanto che, se così accadesse, non sarebbe neppure necessaria l’integrazione dell’art.14 con il comma 1-bis oggetto della Plip in corso.

Per quanto possa essere comprensibile il timore che la visione ecografica del figlio possa indurre nella donna-madre un maggiore senso di colpa per una iniziale scelta abortiva, bisogna tuttavia offrirle tutte le informazioni necessarie perché la stessa donna possa liberamente ripensare la sua decisione, come previsto nell’iter della stessa legge 194.

A questo scopo infatti, si lascia una settimana di tempo alla donna prima che acceda all’intervento. E poi, come è realmente accaduto ed accade, fino all’ultimo istante la donna è in diritto di revocare la sua decisione.
Considerato il grande interesse mediatico che questa vicenda sta suscitando, siamo convinti del valore anche culturale della proposta, non “religiosa” ma essenzialmente “laica”, che il nostro vescovo ci ha invitato a prendere in considerazione e a condividerla positivamente, perché sia finalmente riconosciuto e rispettato il diritto alla vita del bambino non ancora nato insieme al benessere psico-fisico della madre, meritevole di attenzioni che non la facciano sentire sola di fronte ad una gravidanza inattesa o non desiderata».

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