Aborto nella carta dei diritti: sì (con polemiche) della Ue. Nel testo una critica all'Italia: «Troppi medici obiettori»

Aborto nella carta dei diritti: sì (con polemiche) della Ue. Nel testo una critica all'Italia: «Troppi medici obiettori»
di Gabriele Rosana
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Venerdì 12 Aprile 2024, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 06:56

Il Parlamento Ue vuole inserire l'aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione. Ma il voto ad alto valore simbolico che infiamma lo scontro politico tra i partiti italiani si scontra pure con la realtà, visto che per realizzare la riforma serve il sì all'unanimità dei Ventisette Stati membri. Nella penultima plenaria della legislatura, gli eurodeputati hanno approvato ieri a Bruxelles ad ampia maggioranza, con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astenuti, una risoluzione non vincolante (e senza conseguenze immediate per gli Stati) che propone la modifica dell'articolo 3 della Carta, attraverso l'inclusione di una nuova parte relativa all'interruzione volontaria di gravidanza: «Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l'accesso all'aborto sicuro e legale».

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UNA COSTITUZIONE

La Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, proclamata nel 2000, è una sorta di testo di natura costituzionale in materia di diritti e libertà nell'Ue, e per poterla modificare serve una revisione dei Trattati. Insomma, un iter non solo gravoso, ma pure pieno di insidie visto che tra i Paesi Ue alcuni, come Malta e la Polonia, ancora oggi vietano o limitano il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza. Ed è a maltesi e polacchi che, infatti, si rivolge in prima battuta la risoluzione approvata dall'Eurocamera con il sì di un ampio fronte di socialisti, liberali, verdi e sinistra, e il concorso esterno di una quarantina di popolari del Nord Europa.
Il testo chiede, poi, non solo di depenalizzare completamente l'aborto in linea con le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità e di stoppare i fondi Ue alle organizzazioni anti-gender e contro i diritti delle donne, ma invita pure i governi dell'Ue a rimuovere gli ostacoli esistenti all'esercizio dello stesso, a garantire l'accesso a metodi di contraccezione, oltre che a corsi di educazione sessuale. E nel fare ciò, l'Aula chiama anche direttamente in causa l'Italia, dove «l'accesso all'aborto sta subendo erosioni, con gran parte dei medici che si dichiarano obiettori di coscienza, il che rende estremamente difficile, di fatto» l'interruzione volontaria di gravidanza in alcune regioni. «La libertà delle donne deve essere sempre garantita. Negarci la possibilità di decidere sul nostro corpo è una forma di violenza, e oggi abbiamo voluto ribadirlo», ha spiegato l'eurodeputata del Partito democratico Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Ue. La delegazione dem ha votato compatta sì (ma tra i cattolici c'è chi non ha partecipato allo scrutinio), e lo stesso hanno fatto Cinque Stelle, Azione e i fuoriusciti M5S che siedono tra i verdi. Sul fronte opposto, i partiti della maggioranza di governo italiana si sono schierati, invece, per il rigetto della risoluzione, ritenuta «un indicatore inquietante di quale progetto sociale abbiano in mente le sinistre per il futuro dell'Europa» dai tre europarlamentari di Fratelli d'Italia Nicola Procaccini, Carlo Fidanza e Vincenzo Sofo, secondo cui la risoluzione «ha un approccio ideologico e pericoloso, non solo contro il diritto alla vita, ma anche contro i Trattati Ue che attribuiscono questi temi alla competenza esclusiva di ogni Stato». Ma qualche distinguo si è registrato anche dentro il centrodestra: in Forza Italia, infatti, hanno scelto il sì le eurodeputate Alessandra Mussolini e Lucia Vuolo, in compagnia della leghista Gianna Gancia, mentre sempre nel Carroccio si è astenuta Anna Cinzia Bonfrisco.
La plenaria ha approvato la risoluzione nelle stesse ore in cui in Polonia, dopo otto anni di dominio dei conservatori del PiS, è cominciato un dibattito parlamentare per ribaltare il divieto quasi totale di abortire (è consentito solo quando è a rischio la salute della madre o la gravidanza è risultato di stupro o incesto), liberalizzandolo fino alla 12esima settimana, come in Italia. Ma il percorso è in salita perché la questione spacca adesso la stessa maggioranza pro-Ue.

L'ESEMPIO FRANCESE

Appena un mese fa, la Francia era diventata il primo Paese al mondo a sancire il diritto all'aborto nella sua Costituzione; una mossa che il Parlamento Ue ha voluto replicare, dopo essere intervenuto sul punto già in altre occasioni.
E ciò mentre dall'altra sponda dell'Atlantico va in scena tutto un altro copione: due anni fa era stata la Corte Suprema Usa a "cancellare" il diritto federale ad abortire, riportando le lancette indietro di cinquant'anni e lasciando campo libero alle legislazioni statali. Come in Arizona, dove - la decisione dei giudici è di qualche giorno fa - il riferimento è una legge del 1864.

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