Reddito di cittadinanza, a Perugia la prima assoluzione per truffa: «Non è un furbetto»

Il tribunale penale di Perugia
di Egle Priolo
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Sabato 11 Maggio 2024, 08:57

PERUGIA - Una firma che manca, il patronato che non lo nota, l'Inps che si riserva il controllo ma intanto dice sì. E poi quel vecchio stato di famiglia con mamma e papà, lontano anni luce dalla realtà in cui non ci sente più nemmeno per le feste comandate. Insomma, una serie di errori e di inesattezze che per un 35enne perugino sono diventati un'accusa per truffa, per quei quasi 18mila euro percepiti come reddito di cittadinanza. Un sostegno, secondo la procura, ottenuto indebitamente e per cui ha rischiato una condanna – come da richiesta del pm – a un anno e 9 mesi. Ma non l'ha vista così il giudice Valerio D'Andria che ha assolto con formula piena il giovane, con una sentenza – la prima a Perugia - destinata a far discutere e magari anche a diventare un precedente davanti alle tante denunce avanzate contro i cosiddetti furbetti del reddito.

In base alle accuse avanzata dalla procura, il 35enne per 16 mesi, tra il 2020 e il 2022, avrebbe usufruito della misura di sostegno grazie a dichiarazioni sostitutive uniche in cui «con distinte condotte, con artifizi e raggiri» ha indicato «la notizia non veritiera di essere l'unico componente del nucleo familiare». Mentre, come accertato dal suo stato di famiglia, ne avrebbero fatto parte anche il padre e la madre: particolare – con l'impennata dell'Isee – che «avrebbe comportato la non assegnazione del reddito».

Condotte che hanno indotto «in errore i pubblici ufficiali in servizio presso la sede Inps ove presentava le domande per il riconoscimento del reddito di cittadinanza, procurandosi così l'ingiusto profitto, rappresentato dal sussidio pubblico, per un importo complessivo di 17.779,92 euro, contestualmente arrecando all'ente previdenziale un danno pari all'importo del contributo indebitamente erogato». Ma il giovane, difeso dall'avvocato Francesca Pasquino, è riuscito a ribaltare la questione con un'assoluzione, ottenuta con rito abbreviato, perché il fatto non sussiste. Non solo dimostrando - nonostante lo stato di famiglia - di non avere alcun rapporto con i genitori da quasi 20 anni, ma facendo cadere anche l'elemento costitutivo della truffa, cioè l'artificio e il raggiro, per quelle dichiarazioni presentate tramite Caf, con tanto di Isee non firmato. Tutto questo, poi, al di là dell'abrogazione del decreto legge sul reddito di cittadinanza con l'ultima legge finanziaria che ha, nella pratica, secondo la tesi difensiva accolta dal giudice, eliminato anche l'ipotesi criminosa contestata. E Perugia, come già il tribunale di Napoli, ora promette di fare giurisprudenza.

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