Gianni Togni: «Da Luna alle notizie, oggi canto le storie dei giornali»

Il cantautore romano racconta il nuovo disco “Edizione straordinaria”, in uscita il 19 aprile: «La vecchina innamorata, l’uomo che diventa clochard: vite degli altri trovate sui quotidiani»

«Dalla Luna alle notizie: canto le storie dei giornali»
di Emilio Targia
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Lunedì 15 Aprile 2024, 00:18

Il cantautore romano Gianni Togni - autore di hit intramontabili come Luna, Giulia, Semplice etc. - torna con un nuovo album, Edizione straordinaria, in uscita il 19 aprile, dopo il disco live del 2022. Negli ultimi giorni ha pubblicato Parole in libertà, singolo che è anche un manifesto di intenti. «Avevo voglia di una strana intervista a me stesso, di rispondere con una canzone a domande che non mi fanno mai», spiega. «Mi premeva spiegare cosa vuol dire per me una passione».

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Che cos’è la libertà in musica? 
«Non mirare per forza al successo.

La musica non è una gara».


La prima scintilla che l’avvicinò a uno spartito se la ricorda? 
«Mia nonna paterna suonava il piano ed era una cantante lirica, anche se non di professione. Poi avevo uno zio avvocato che era anche un grande pianista jazz, e un’altra zia era pittrice e scultrice. Cominciai a cantare fin da bambino, poi mi regalarono una chitarra e un pianoforte».


Cos’è la creatività? 
«Saltare con la fantasia da una parte all’altra. Ripetere se stessi è davvero noioso».


Perché il titolo “Edizione Straordinaria”? 
«La mattina io leggo ancora i giornali, esploro il web con attenzione. E allora ho messo da parte alcuni articoli che mi piacevano. E a partire da quelli ho messo insieme delle storie: dalla signora che a 85 anni si innamora per la prima volta all’uomo che diventa un clochard, dalla tennista che si ritira a 23 anni dopo aver vinto tre slam alla ragazza che gira 60 paesi partendo con 800 euro in tasca…». 


Avere curiosità è la cosa più importante? 
«Sì. E l’età non dev’essere un limite. Io a luglio compio 68 anni. Ma ascolto musica, leggo libri, e persino le fanzine, vado alle mostre, viaggio… Non mi basta mai. E poi per raccontare la vita, le storie, prima bisogna vivere. Noi artisti in fondo siamo un po’ ladri delle esistenze altrui».


L’album esce in vinile, in cd, in formato digitale e in musicassetta! I vecchi nastri?
«Sì. Per l’album precedente avevo chiesto al distributore di stampare 200 cassette come gadget da regalare. In Usa lo fanno spesso perché i ragazzi che cominciano a guidare a 16 anni di solito iniziano con le vecchie auto dei genitori. Le abbiamo vendute in un attimo. E allora stavolta lo rifacciamo. E poi sono belle da vedere».


L’intelligenza artificiale è una risorsa o un pericolo per la musica? 
«Per la scienza potrà essere molto utile. Nell’arte, nella musica, no. Finirebbe per annoiare sia i produttori che i fruitori».


E la musica che futuro avrà? 
«Ogni generazione alla fine “cancella” la precedente. E così sarà per noi. Ma non sono sicuro che certe cose di oggi ce le ricorderemo fra trent’anni, oggi ci sono troppi brani “usa e getta”. Una volta si facevano concerti per vendere dischi. Oggi è il contrario».


Il suo rapporto con Roma come è cambiato in questi anni? 
«Negli Anni ’70 era tutto diverso. Anni di grandi tensioni politiche, a Piazza Bologna venni anche aggredito e picchiato dai fascisti. Dal punto di vista musicale erano anni bellissimi: ci si incontrava, ci si confrontava, c’era una condivisione che oggi non c’è più. Io non lascerò mai questa città. Resta la sua grande bellezza. Ma troppo spesso è una dote non valorizzata. Roma aveva il privilegio di assomigliare in questo a un piccolo paese, pur essendo una grande città». 


Nel 1988 lei dedicò un brano ad Anna Magnani…
«Sì, Nannarè. Io e l’autore Guido Morra riuscimmo a sintetizzare la figura di Anna Magnani, sorridente e tragica al tempo stesso, per provare a raccontare Roma attraverso un’attrice che la incarna in modo perfetto. Una città ironica e allegra ma anche triste e tragica. Roma è meravigliosa».


La prossima sfida creativa nel futuro di Gianni Togni? 
«Vorrei finire di scrivere un romanzo che ho iniziato tanto tempo fa, e al quale cambio la trama in continuazione».

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