Dalla monumentalità guerriera e giovanile di “Attila”, allo slancio risorgimentale della “Battaglia di Legnano”, per arrivare al Verdi sofisticato di “Un ballo in maschera” e “Macbeth”, quest’ultimo eseguito in francese, come avvenne al debutto parigino: potere e politica sono la trama e l’ordito con cui è stato tessuto il programma del Festival Verdi 2024, a Parma e Busseto, tra il 21 settembre e il 20 ottobre.
IL GALA
Inaugurazione con la Verdi Street Parade e poi quattro opere, insieme con la Messa da Requiem, il Gala Verdiano e la nuova sezione di concerti, installazioni, performance, intitolata Ramificazioni. È stato presentato, ieri, il calendario della prossima edizione della rassegna dedicata al compositore che allinea “Macbeth” in versione francese (26 settembre, 6, 13, 17 ottobre al Teatro Regio di Parma), “La battaglia di Legnano” (29 settembre, 4, 20 ottobre al Teatro Regio di Parma) e “Un ballo in maschera” (27, 28 settembre, 5, 12, 18 ottobre al Teatro Verdi di Busseto) in nuovi allestimenti con la regia di Pierre Audi, Daniele Menghini e Valentina Carrasco, diretti da Roberto Abbado, Fabio Biondi, Diego Ceretta. “Attila” in forma di concerto (3, 11 ottobre al Teatro Girolamo Magnani di Fidenza) sarà diretto da Roberto Frizza. Per la Messa da Requiem (19 ottobre al Regio di Parma) salirà sul podio Francesco Lanzillotta, mentre per il Gala Verdiano (sempre al Regio di Parma il 10 ottobre), James Conlon.
GLI INTERPRETI
Tra gli interpreti, Riccardo Fassi, Lidia Fridman, Luciano Ganci, Mika Kares, Giorgi Manoshvili, Roberta Mantegna, Francesco Meli, George Petean , Michele Pertusi, Ernesto Petti, Marina Rebeka, Giovanni Sala, Luca Salsi, Fabio Sartori, Vladimir Stoyanov, Marta Torbidoni, Szilvia Vörös, insieme con i giovani talenti provenienti dall’Accademia Verdiana diretta da Francesco Izzo.
IL SOVRINTENDENTE MESSI
«Le opere in cartellone accendono un faro su un periodo creativo straordinariamente fecondo», dice Luciano Messi, Sovrintendente del Teatro Regio di Parma, «e su temi, potere e politica, così centrali nella produzione di Verdi.
IL DIRETTORE ARTISTICO ALESSIO VLAD
«Le opere di Giuseppe Verdi non ammettono letture univoche», spiega Alessio Vlad, direttore artistico del Festival Verdi, «troppi i riferimenti e troppo varie le prospettive per riuscire a isolare temi e significati entro parametri univoci. Tuttavia, nella costruzione del Festival, può essere utile individuare aspetti specifici nella produzione del Maestro per allargare l’orizzonte e disegnare nuove traiettorie. Verdi ha fatto propri argomenti universali, comuni a ogni epoca. Partendo da questo presupposto, abbiamo provato a tracciare un percorso che, con libertà e immaginazione, contribuisca a far emergere l’eredità tramandata e i legami con gli autori che lo hanno preceduto».
MONTEVERDI
La nuova sezione del Festival che inaugura quest’anno prende proprio spunto dal filo conduttore delle opere in cartellone: potere, politica, libertà. «Tra i molti autori che hanno toccato questi temi», conclude Vlad, «abbiamo quindi scelto di indagare i collegamenti con Luigi Nono e Arnold Schönberg, così come quelli con Claudio Monteverdi e Dmitrij Šostakóvič. La caleidoscopica successione di tempi e stili che così si tratteggia vuole incoraggiare a sperimentare itinerari inediti, assecondando il disvelarsi di nuove prospettive e dando vita a ramificazioni che, da una stessa radice, si protendono verso una molteplicità di letture»