In vendita casa dove Sciascia scrisse "Le parrocchie di Regalpetra", appello al capo dello Stato

In vendita casa dove Sciascia scrisse "Le parrocchie di Regalpetra", appello al capo dello Stato
di Giacomo Perra
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Lunedì 28 Luglio 2014, 17:36 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 12:17

L dove s’ scritto un pezzo importante della storia della cultura italiana regna l’indifferenza. Nessuna targa, nessun pensiero per ricordare che in quelle due case si è respirata la magia della letteratura, quella con la elle maiuscola. Spicca solo un cartello: “Si vende”, - più o meno testuale -.

Essenziale ed assolutamente vero: le due abitazioni dove il grande Leonardo Sciascia nacque e visse, anche da sposato tra il 1948 e il 1957, a Racalmuto sono in vendita. Tra quelle mura, oggi segnate dal trascorrere del tempo - una è da ristrutturare, l’altra un edificio fatiscente - lo scrittore siciliano de “Il giorno della civetta” si formò e redasse una buona parte di uno dei suoi capolavori, “Le parrocchie di Regalpetra”, saggio pubblicato nel ’56 che raccontava la gente, la storia e le ataviche criticità di un immaginario (ma non troppo, visto che sullo sfondo si intravedeva proprio il suo paese natale) nucleo cittadino siciliano e insieme dell’isola intera.

In molti, però, lo hanno dimenticato e così le proprietà dovrebbero passare ai privati. Un po’ troppo per chi come Enzo Sardo, ex sindaco di Racalmuto, le considera, a ragione, un patrimonio della Sicilia e dell’Italia. Così ecco l’appello, rivolto al presidente della Regione Rosario Crocetta e al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, affinché almeno la casa di via Sciascia, strada dedicata allo scrittore e pensatore morto a Palermo il 20 novembre del 1989, quella in cui vennero ideate e composte “Le parrocchie di Regalpetra”, finisca nelle mani delle istituzioni: “Non possiamo permettere che la casa vada in vendita a un privato cittadino" scrive Sardo, il quale si augura che la “casa possa essere acquistata da un ente pubblico” e “concessa in uso alla fondazione Sciascia per utilizzarla come casa museo”.

Il monito e la sfida, per ora, sono stati raccolti dall’amministrazione del Comune in provincia di Agrigento e, in particolare, dal sindaco Emilio Messana e dall’assessore alla Cultura Salvatore Picone, entrambi membri del cda della “Fondazione Sciascia”. Da una parte il valore artistico e storico di un patrimonio che non può non dirsi anche della comunità; dall’altra il valore economico di un bene che potrebbe fruttare alla “Famiglia Sciascia (da non confondere con i parenti diretti ossia le figlie)”, spiega Sardo nella sua lettera - centomila euro: la partita si annuncia difficile e aperta. L’ex primo cittadino racalmutese, in ogni caso, è intenzionato ad andare avanti anche nel caso in cui lo Stato non dovesse aiutarlo: “Se le strutture pubbliche non si attiveranno propongo di effettuare un grande comitato ed iniziare una sottoscrizione pubblica per acquistare la casa e donarla alla Fondazione”. In bocca al lupo