L dove s’ scritto un pezzo importante della storia della cultura italiana regna l’indifferenza. Nessuna targa, nessun pensiero per ricordare che in quelle due case si è respirata la magia della letteratura, quella con la elle maiuscola. Spicca solo un cartello: “Si vende”, - più o meno testuale -.
Essenziale ed assolutamente vero: le due abitazioni dove il grande Leonardo Sciascia nacque e visse, anche da sposato tra il 1948 e il 1957, a Racalmuto sono in vendita. Tra quelle mura, oggi segnate dal trascorrere del tempo - una è da ristrutturare, l’altra un edificio fatiscente - lo scrittore siciliano de “Il giorno della civetta” si formò e redasse una buona parte di uno dei suoi capolavori, “Le parrocchie di Regalpetra”, saggio pubblicato nel ’56 che raccontava la gente, la storia e le ataviche criticità di un immaginario (ma non troppo, visto che sullo sfondo si intravedeva proprio il suo paese natale) nucleo cittadino siciliano e insieme dell’isola intera.
In molti, però, lo hanno dimenticato e così le proprietà dovrebbero passare ai privati. Un po’ troppo per chi come Enzo Sardo, ex sindaco di Racalmuto, le considera, a ragione, un patrimonio della Sicilia e dell’Italia. Così ecco l’appello, rivolto al presidente della Regione Rosario Crocetta e al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, affinché almeno la casa di via Sciascia, strada dedicata allo scrittore e pensatore morto a Palermo il 20 novembre del 1989, quella in cui vennero ideate e composte “Le parrocchie di Regalpetra”, finisca nelle mani delle istituzioni: “Non possiamo permettere che la casa vada in vendita a un privato cittadino" scrive Sardo, il quale si augura che la “casa possa essere acquistata da un ente pubblico” e “concessa in uso alla fondazione Sciascia per utilizzarla come casa museo”.
Il monito e la sfida, per ora, sono stati raccolti dall’amministrazione del Comune in provincia di Agrigento e, in particolare, dal sindaco Emilio Messana e dall’assessore alla Cultura Salvatore Picone, entrambi membri del cda della “Fondazione Sciascia”. Da una parte il valore artistico e storico di un patrimonio che non può non dirsi anche della comunità; dall’altra il valore economico di un bene che potrebbe fruttare alla “Famiglia Sciascia (da non confondere con i parenti diretti ossia le figlie)”, spiega Sardo nella sua lettera - centomila euro: la partita si annuncia difficile e aperta. L’ex primo cittadino racalmutese, in ogni caso, è intenzionato ad andare avanti anche nel caso in cui lo Stato non dovesse aiutarlo: “Se le strutture pubbliche non si attiveranno propongo di effettuare un grande comitato ed iniziare una sottoscrizione pubblica per acquistare la casa e donarla alla Fondazione”. In bocca al lupo
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