L'effetto Csi e i segreti della psicologia dei malavitosi in “Anatomia del crimine” di Val McDermid

La copertina del libro "Anatomia del crimine" di Val McDermid - Codice edizioni
di Mariapia Bruno
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Martedì 19 Luglio 2016, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 17:35
Chi non vorrebbe vestire, almeno per un giorno, i panni di Catherine Willows (Marg Helgenberg) e Gil Grissom (William Petersen) di CSI e mettersi sulle tracce di pericolosi killer da consegnare alla giustizia? La serie tv, insieme a Cold Case, Dexter e True Detective, ha suscitato nel pubblico un crescente interesse per gli omicidi di difficile risoluzione, per la psicologia criminale, per i segreti della medicina legale. Tutti questi ingredienti sono stati messi insieme dalla scrittrice scozzese Val McDermid, il cui ultimo libro, Anatomia del crimine. Storie e segreti delle scienze forensi (Codice Edizioni, 2016, € 21,90), dà la parola ai morti. Perché i morti parlano: qualsiasi scena del delitto contiene tutti i dati utili alla soluzione del caso; saper gestire questi dati è il lavoro degli scienziati forensi che aiutano la giustizia studiando i messaggi lasciati su un cadavere e le tracce nell’ambiente. La scrittrice non si limita a raccontare i casi più interessanti da lei esaminati, ma approfondisce materie fondamentali per gli addetti ai lavori come la tossicologia, lo studio delle impronte digitali, il dna, la psicologia forense. 

Quante cose possono raccontarci le orme, le fibre degli indumenti, i capelli, le armi e gli oggetti smarriti? <>, recita il motto delle scienze forensi, e i crime scene manager sono esperti nello scoprirle. Basta una macchia di sangue per ottenere un profilo del dna. Ma attenzione, ciò non coincide con l’avere in mano l’assassino, e un paio di casi italiani ce lo dimostrano. All’arresto di Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, si è giunti non solo con il dna, ma anche grazie ad altre circostanze che hanno fatto supporre il suo coinvolgimento: l’essere stato sul luogo del delitto il giorno dell’omicidio e il fatto che il sospettato sia un muratore. Nel caso del delitto di via Poma, invece, la scoperta di tracce appartenenti a Raniero Brusco sul reggiseno della vittima, Simonetta Cesaroni, non sono bastate per una condanna definitiva: l’uomo è stato assolto in Cassazione. Un caso interessante raccontato nel volume è quello di Colin Pitchfork, la prima persona del Regno Unito ad essere giudicata colpevole grazie all’analisi del dna. Pitchfork aveva abusato e ucciso due ragazze negli anni ’80 nella cittadina di Narborough. La polizia ordinò a tutti gli uomini della zona di fornire un campione di saliva o sangue. L’omicida pagò un collega per farlo al posto suo. Un anno dopo una donna udì in un pub un uomo vantarsi di aver guadagnato 200 sterline sostituendosi al suo amico Pitchfork nei test della polizia. Grazie alla testimonianza della donna l’uomo fu arrestato e il suo dna coincise con quello rinvenuto sul luogo del delitto.

A causa di ciò che si vede in tv, oggi le aspettative del pubblico sulla potenza della tecnologia e della scienza sono molto elevate: si tratta del cosiddetto effetto “CSI”. Scrive McDermid: << Secondo molti, la serie avrebbe distorto la percezione del pubblico su ciò che le scienze forensi sono in grado di fare. La prova del DNA in particolare, sostengono i critici, viene considerata da alcuni giurati come imprescindibile, anche quando magari non lo è. Altri invece considerano l’effetto “CSI” un’utile forma di divulgazione, sebbene necessariamente imperfetta, di ciò di cui si occupano le scienze forensi.>> Ma la serie tv ha anche giocato un ruolo importante nella soluzione di un caso reale: nel Wiltshire la vittima di una violenza sessuale ha usato un trucco che aveva visto in un episodio per aiutare la scientifica. La donna aveva visto così tante puntate della serie da saper bene cosa bisogna fare in certi casi: grazie ad una ciocca di capelli che si era strappata e alla saliva lasciata sul sedile, il caporale Jonathan Haynes fu condannato per sei stupri. 

Ma quanto ci vuole per un esame completo delle tracce? Oggi esaminare piccole quantità di codice genetico richiede più di un’ora e mezza, ma - scrive McDermid - «arriverà un momento in cui saremo in grado non solo di identificare un sospetto, ma anche di sapere il suo indirizzo, prima ancora che abbia nascosto la refurtiva, che a sua volta potrà essere restituita ai proprietari. La possibilità che accada in tempi molto, molto rapidi non è lontana. Ormai manca poco». Criminale avvisato...
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