Mario Vanacore e il delitto di via Poma: «Ho visto Simonetta Cesaroni solo da morta». L'informativa: «È lui il killer»

Sabato 6 Gennaio 2024, 17:18 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 01:02

La difesa

Il figlio del portiere di via Poma afferma del 7 agosto 1990 di essere «arrivato a Roma per combinazione. Ed ero presente quando abbiamo trovato la ragazza». Quanto all'orario dell'omicidio spiega che «con mio papà e la mia matrigna abbiamo pranzato e siamo andati a dormire. Ci siamo alzati verso le 17. Siamo andati in farmacia, dal tabaccaio, in altri luoghi». Con il padre, aggiunge, «non è che siamo stati sempre insieme. Poi abbiamo cenato e lui è andato a dormire dal signor Valle, che era anziano». Dopo «sono arrivati alcuni personaggi che hanno bussato alla porta e ci hanno chiesto se potevamo andare a cercare la ragazza in ufficio», ed è seguita la scoperta del cadavere di Simonetta Cesaroni. Ma spiega, «non l'avevo mai vista prima». Vanacore dice poi di credere a un possibile coinvolgimento dei servizi segreti ma senza fornire elementi a supporto. Quanrto alla sua agenda telefonica che risulterebbe tra gli oggetti ritrovati in quell'ufficio in realtà «apparteneva a mio padre. Fu ritrovata, dicono, dal papà di Simonetta fra gli effetti personali della figlia e restituita in questura. Stranamente - conclude - di quella agenda non c'è traccia fra i reperti. Scomparsa».

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